Recensione: Sorrows
Con questo album scopro l’esistenza degli svedesi Veonity, band attiva dal 2013 e dedita ad un power metal di matrice tipicamente nord europea.
“Sorrows“, è il quarto capitolo in carriera, nonché il primo dopo aver firmato con la nostrana Scarlet Records. Stando alle dichiarazioni rilasciate dai vari membri, la band con questo disco vuole portare alcune innovazioni senza però stravolgere completamente lo stile che li accompagna dagli esordi: leggendo quanto affermato dal chitarrista Samuel Lundstorm e da Anders Skold (voce e chitarra) sono stati inseriti alcuni elementi prog in corredo al power metal che rimane comunque il cardine dei Veonity. In più i testi si sono discostati dalle tematiche fantasy dei dischi precedenti per concentrarsi su argomenti tratti da esperienze personali.
Quindi come fanno presagire il titolo e la bellissima copertina – un cuore spappolato e ricucito alla meno peggio posto su di un cuscino – il tema portante di questa nuova fatica è il dolore. Quello causato da situazioni difficili e problematiche quotidiane, ma anche dalla possibilità di uscirne e rimediare ai propri errori: insomma, roba da scriverci sopra una tesi di laurea in psicologia.
Discorsi esistenziali a parte, proseguiamo con la musica.
Dopo “Broken“, breve intro strumentale, si inizia con “Graced Or Dammed“, che è anche il primo singolo del album dove la band sfoggia già alcune soluzioni prog. Non la classica speed song d’apertura del classico disco power ma una composizione un po’ più ragionata che magari necessita di un paio di ascolti per essere assimilata pur dimostrandosi alquanto valida. La seguente “Back In To The Dark” parte lenta ed oscura (con quel titolo ci mancherebbe) per poi accelerare in un brano più tipicamente heavy/power con interessanti soluzioni musicali intervallate da un ritornello sul epic andante. Il livello compositivo resta alto anche con “Blinded Eyes Will See” che inizia con un bel intro per poi proseguire in un brano pimpante alla Sonata Artica in cui tutta la band da una buona prova di abilità.
“Where Our Memories Used To Grow” è un’altra traccia spedita che vede il singer della band Anders Skold duettare con lo special guest Jonas Heidgert dei Dragonland, uno dei gruppi mentori dei Veonity. Con il suo attacco di batteria che ricorda un vagamente quello di Painkiller (se non sapete di chi, allora è meglio che cambiate sito) e le sue ritmiche e melodie power metal, il pezzo farà sicuramente facile presa sull’ascoltatore.
Arriviamo così ad “Acceptance“, l’altro singolo di questo “Sorrows“. Il brano parte con una chitarra molto aggressiva e si dimostra una dei più rabbiosi del disco: rimane tuttavia spazio per la giusta dose di melodia con la quale si crea una miscela esplosiva utile nel definirla come una della composizioni più riuscite del disco.
Si torna sul powerone più classico con “Free Again” un brano con una doppia cassa rombante in pieno stile Helloween e Stratovarius adatto all’headbanging ammazza-cervicale. Il pezzo, nonostante riporti tutti i clichè più tradizionali del genere, si rivela comunque bello da ascoltare senza cadere nello scontato e banale.
Passiamo quindi a “Center Of The Storm” che si apre con un intro dal sapore sinfonico e si evolve in un brano che fila via piacevole. “War” è senza dubbio la traccia più curiosa di questo album: il pezzo in questione vuole essere un omaggio ai loro connazionali Sabaton, e fin qui niente di strano. Il fatto è che ad ascoltarla si direbbe che una canzone proprio dei Sabaton sia capitata per sbaglio sul nuovo lavoro dei Veonity.
Dalla ritmica, dal suono delle chitarre fino alla voce, sembra davvero di sentire la band capitanata da Joakim Bodén. Non uno scimmiottamento, sia chiaro, ma una resa perfetta e credibile che dimostra la grande versatilità dei Veonity. A questo punto, trattandosi sempre di loro connazionali, non immaginiamo cosa potrebbe succedere se dovessero fare un tributo pure ai Marduk. Chissà, in futuro potremmo pure trovare su qualche loro disco una traccia black metal con sonorità apocalittiche e screaming malvagi…
Arriviamo così alla conclusione con “Fear Of Being Alive” un altro dei vari pezzi forti di questo “Sorrows”. Dopo un inizio simil-ballad la canzone prende un tono decisamente heavy con richiami ai Savatage fino a sfociare nel bell’assolo finale che apre la pista all’ultima strofa ripetuta in dissolvenza fino alla fine del brano.
I Veonity alle nostre orecchie si sono rivelati una bella sorpresa grazie ad un lavoro di ottima fattura. Un disco di power metal che non aggiunge niente di nuovo a quello che il genere stesso propone da anni, ma comunque un lavoro ben fatto, con una buona produzione e brani che dimostrano una tecnica di livello unita ad un’ispirata vena compositiva.
Sicuramente un cd piacevole all’ascolto che offrirà soddisfazioni agli amanti del genere.
Chissà poi che in un futuro prossimo i Veonity non si ritaglino uno spazio tra i gruppi che contano visto che le qualità per fare il grande salto non mancano.
Ripetiamo, nulla di originale o innovativo, ma se siete amanti del power metal date un ascolto a questi Veonity: potrebbe valerne la pena.