Recensione: Sotto La Mia Pelle
Il quartetto fiorentino dei Loia torna dopo un break che ha consentito loro di mettere insieme ancora più rabbia e disprezzo verso la società contemporanea. Il secondo disco è intitolato “Sotto La Mia Pelle” e rappresenta in maniera più che dettagliata il manifesto politico espresso da un funzionale ibrido di hardcore mescolato a ritmiche e cantato graffianti che non negano di aver radici profonde nel più sudicio punk rock. Laddove venga più volte menzionata un’imprecisata matrice black metal, non si tratta però di un figlio illegittimo partorito da un rapporto occasionale tra Sex Pistols e Immortal, quanto piuttosto un potente pugno nello stomaco dell’ascoltatore, il quale viene letteralmente assalito da un bombardamento sonoro fatto di ritmiche veloci, chitarre che viaggiano sul limite di dissonanze crust punk e un pacchetto di testi che fanno della protesta assoluta il proprio definitivo principio esistenziale.
Poco più di trenta minuti per tredici brani gettati nella mischia in rapida successione, ognuno dei quali condivide una grinta partorita dalla frustrazione per una società corrotta e raffigurata come la fonte di tutti i mali, emotivi e materiali. “Sotto La Mia Pelle” è il tipico album che funziona a patto che siate in primis avvezzi a questo determinato tipo di sonorità, per cui qualora siate alla ricerca di quei tipici canoni metal che trovate sulle nostre pagine, sarà meglio che guardiate altrove. Questo è un disco scritto di getto, vomitato in maniera fin troppo sincera e che si infischia di qualsiasi tipo di compromesso, arrivando addirittura a ridefinire il concetto di “politically incorrect”, proprio perché trascurando argomenti taboo quali occulto e religione, vanno a bersagliare situazioni più concrete e dirette come gli assilli della società che ci circonda. Partendo dal presupposto che se non siete alla ricerca di determinate sonorità è logico che sia meglio indirizzare i propri timpani altrove, i Loia riescono tuttavia a spaccare i muri per oltre 30 minuti, ricordando che alle volte basta proprio tirare fuori tutta la rabbia dallo stomaco per centrare in pieno l’obiettivo della propria protesta.
Se vi piace il genere: 70. In caso contrario, skippate a piè pari.