Recensione: Soul Inside?
Neonata tra le etichette di casa nostra, la Rising Symphony ha recentemente buttato sul mercato gli esordi discografici di un buon numero di band. La parola d’ordine sembra essere stata quella di puntare il più possibile su realtà musicali piuttosto innovative per il metal e con abbondanti contaminazioni. Se questo discorso risulta valido per una band come i Synthphonia Suprema, che con il loro abbondante uso dell’elettronica tentano di guardare il metal sotto un nuovo punto di vista, altrettanto purtroppo non si può dire di questi STR8.
In questo caso si è partiti dal thrash per tentare di approdare a qualcosa d’altro attraverso varie influenze, non da ultimo (e anzi principalmente) il rock-melodico di scuola americana che negli ultimi anni sta acquisendo tanto credito nelle colonne sonore dei film hollywoodiani.
L’esito di questa operazione però, come si diceva nell’introduzione, non è particolarmente innovativo. Tutti i brani suonano come già sentiti e non emerge una vera e propria “anima” della band. Il risultato è un amalgama, tutto sommato ben riuscito a livello compositivo, di influenze che sembrano essere state inglobate per il solo motivo che vanno di moda. I brani scorrono piuttosto bene e sono sempre orecchiabili (anche se non reggono sulla distanza rendendo piuttosto breve la vita del cd), denunciando quindi una certa bravura in sede di arrangiamento da parte dei musicisti, fatto che in questo caso purtroppo non basta.
L’impressione che si ha ascoltando il disco è che gli STR8 abbiano fatto una scelta di astensione a prescindere e che abbiano deciso di non osare e/o sperimentare come probabilmente avrebbero potuto. Optando invece in favore di scelte musicali sicure perché già usate e abusate oltreoceano. Questo gli ha quindi fruttato un contratto, ma al contempo li ha automaticamente relegati nella media e nell’anonimato di tante band in pratica quasi tutte uguali.
In definitiva trovo che questo “Soul Inside?” avrebbe potuto essere un buon disco d’esordio da parte di una band giovane e dalle buone capacità compositive. Purtroppo la carica innovativa di cui si sarebbe dovuto fare portatore è praticamente assente e questo lascia delusi anche in virtù dell’interesse mostrato da Frank Andiver per questo progetto, che avrebbe dovuto essere sinonimo di qualità.
Tracklist:
01 4-8-2
02 Fear to Live
03 Doom
04 Black Sun
05 Abyss
06 Last Dawn
07 Forever
08 Inside the Room of My Heart
09 Loneliness
10 The Cage
11 Pain
12 Frozen
13 The World is Drowning Down
Alex “Engash-Krul” Calvi