Recensione: Soul Subtractor
Nati verso la fine del 2000 con il nome di Subliminal Noise, i Conspectu Mortis assumono l’attuale monicker e gli odierni connotati musicali solo con l’arrivo del cantante Sabnak nel 2001. I brani realizzati in precedenza subiscono quindi una serie di modifiche per adattarsi al nuovo corso intrapreso dal gruppo, oppure vengono eliminati. Viene realizzato anche un demo autoprodotto dal titolo “Metamorphosis”, ma una serie di cambi di line-up e altri problemi impediscono alla band di esprimersi come vorrebbe, almeno fino alla realizzazione di questo “Soul Subtractor” sotto l’egida della Il Male Production.
Il genere proposto è un black metal di stampo sinfonico piuttosto classico. Bisogna dire che effettivamente i punti di riferimento della band per la parte prettamente musicale risultano essere fin troppo chiari. La proposta sembra infatti inquadrarsi in una sorta di perfetta via di mezzo tra i Cradle of Filth dei primi album fino a “Cruelty and the Beast” e i Dimmu Borgir di “Enthroned Darkness Triumphant” e “Spiritual Black Dimensions”.
L’album si apre con “Into the Caos”, una lunga song (che con i suoi oltre sette minuti risulta la più lunga del cd) con un’intro di pianoforte che ricorda la sigla della vecchissima prima serie de “Ai Confini della Realtà”. Un motivetto che riesce fin da subito a instillare una certa inquietudine nell’ascoltatore, per fare poi posto anche agli altri strumenti. I brani dei Conspectu Mortis si snodano tra passaggi più violenti e altri sinfonici con frequenti stacchi ed aperture in stile Cradle per lasciare spazio a brevi brani d’atmosfera, brani che sembrano, come per la band inglese, quasi più spezzoni di colonne sonore di film dell’orrore che altro. Il tutto alternato con passaggi ritmati e batteria furiosa, con l’accompagnamento di tastiere nel pieno gusto dei Dimmu Borgir.
Per quanto riguarda la voce invece ci troviamo di fronte a una scelta vocale forse un po’ atipica per il genere proposto dai Conspectu Mortis, il cantante Sabnak infatti invece di usare uno scream di classica matrice black, si spinge in un growl bassissimo e molto chiuso, quasi incomprensibile. Per intenderci ci troviamo più dalle parti di un cantato death alla Nile (giusto per citare il primo gruppo che mi viene in mente in proposito) che tra i normali canoni delle voci black.
Nulla di nuovo sotto il sole sembrerebbe quindi, dopo le parole che ho appena speso per descrivere la proposta musicale di questo gruppo. Effettivamente è proprio così, i Conspectu Mortis non risultano essere un gruppo originalissimo, sembrano aver semplicemente preso qualcosa qui e qualcosa là per creare il proprio sound. La stessa cosa che sembrano fare ogni giorno decine di gruppi insomma, non tutti però ci riescono allo stesso modo di questi ragazzi. Le loro canzoni infatti riescono a fare presa e a farsi ascoltare. Ascolto dopo ascolto, ogni volta che rimettevo dentro il cd nel lettore non mi trovavo a riascoltare la stessa “roba” di prima che a lungo andare mi stancava, al contrario mi trovavo a scoprire nuovi passaggi, ad accorgermi di cose che prima mi erano sfuggite. Il risultato quindi è stato di ascoltare sempre piacevolmente questo album, cosa che sinceramente non mi accade spesso neanche con gruppi molto più blasonati.
Come sempre un album ha luci e ombre e ora tocca parlare delle seconde. In effetti pare che questo disco, pur nella sua lunghezza sia da equiparare più propriamente a un demo. In particolare la produzione soffre di vari difetti e di una certa “opacità” nel suono, come è piuttosto normale rilevare in registrazioni non di primissima categoria. Nulla che comunque non sia più che accettabile nell’ambito di un genere come il black metal che di suoni impastati, malati, grezzi, ha spesso fatto il suo cavallo di battaglia. In questo caso però, se mi è permesso un consiglio, in futuro presterei maggiore attenzione in particolare al suono della batteria perchè, almeno alle mie orecchie, quel suono spesso un po’ troppo finto della doppia cassa è stato forse il mio principale elemento di distrazione nell’ascolto di questo “Soul Subtractor”. Riguardo poi all’artwork che accompagna la confezione del cd, sinceramente stenderei un velo pietoso.
Per concludere si tratta di un album che, come spesso accade per le uscite della Il Male Production, tende molto più a una produzione da demo, che da disco vero e proprio. Per questo motivo se da una parte si avrebbe la tendenza ad essere più indulgenti, dall’altra si devono oggettivamente notare e mettere in luce le pecche di cui è indubbiamente portatore. La proposta musicale però pur non essendo nulla di particolarmente originale risulta decisamente fresca e coinvolgente, sempre fluida e piacevole da ascoltare, riuscendo inoltre nel difficile compito di non stancare anche dopo ripetuti ascolti.
Contacts:
sabnak666@hotmail.com
Tracklist:
01 Into the Chaos
02 Apathis Possibility
03 The Big Black Hand
04 Perverse Creation (part 1)
05 Perverse Creation (part 2)
06 Dimensional Gate
07 The Nihilant
Alex “Engash-Krul” Calvi