Recensione: Soul Temptation
Quinto album per i tedeschi Brainstorm, band che nel corso degli anni ha saputo mantenere degli standard qualitativi decisamente alti, infatti a mio parere la band ancora non ha inciso un album sottotono.
Questo nuovo “Soul Temptation” viene aperto alla grande da “Highs Without Lows”, song in pieno stile Brainstorm, che a volte sembra quasi una versione più cattiva dei Savatage del periodo di “Edge of Thorns”, con le sue chitarre cattive e melodiche allo stesso tempo e con la voce di Andy B. Franck che dipinge passaggi da brividi con la sua voce roca e potente.
Il cd ha raramente dei passaggi a vuoto, e pezzi come “Doorway to Survive”, con le sue ritmiche stoppattissime, ad opera della coppia Thorsten Ihlenfeld-Milan Loncaric, e la solita ottima prestazione di Franck alla voce riesce davvero ha lasciare il segno, la bella “Nunca nos Redimos”, che viene aperta da un dolce arpeggio di chitarra ed un ottimo tappeto di tastiere per poi lasciare il posto alla solita mazzata, con il gruppo che riesce sapientemente a miscelare parti ritmiche quasi al limite del Thrash con ottime aperture melodiche, come nel caso dello splendido ritornello dove le tastiere riescono a ritagliarsi il giusto spazio senza però mai divenire protagoniste, la massiccia “Dying Outside” dove ancora una volta i Brainstorm mettono in mostra un riffing quasi Thrash di qualità davvero alta, prima di riuscire come al solito a trovare la giusta melodia sul ritornello, la violenta “To the Head”, forse il pezzo più cattivo e tirato dell’album, dove i tedeschi mettono ancora una volta il loro talento nel trovare le melodie più azzeccate anche sulle parti più tirate.
Il vero masterpiece dell’album però è la trilogia “Trinity of Lost” composta da “Shiva’s Tears”, “Fornever” e la title track, con quest’ultima song che si mette davvero in evidenza, grazie all’ottimo lavoro della coppia ritmica Mailander al basso e Bernert alla batteria, ma è il songwriting a rendere davvero vincente la canzone, una varietà di atmosfere e riffs davvero ben studiata, che riesce nel difficile intento di mantenere l’attenzione dell’ascoltatore costantemente alta.
I suoni del disco sono davvero ottimi, con tutti gli strumenti che riescono a ritagliarsi il giusto spazio ed a dare la giusta potenza ed atmosfera a tutti i brani.
Tecnicamente la band è su altissimi livelli, seppur a livello solista le chitarre avrebbero potuto fare qualcosa di più, la parte ritmica è davvero ben fatta, sempre varia e ben eseguita.
Anche questa volta i Brainstorm non hanno mancato il bersaglio, riuscendo a confezionare un album mai banale, con il loro Power cattivo che non ha nulla a che spartire con i tanti gruppi allegrotti che girano oggi nella scena, quindi se volete sentire qualcosa di cattivo e melodico allo stesso tempo a mio parere questo è l’album che fa per voi.