Recensione: Soulgrinder
Attivi fin dagli inizi degli anni 90, gli Anthenora di Saluzzo (Cuneo), dopo la pubblicazione di tre demo tape, approdano al primo mini Cd nel settembre 2002, dal titolo The General’s Awakening. L’intensa attività dal vivo e l’attitudine sul palco tremendamente coinvolgente frutta loro lusinghieri consensi, soprattutto come band tributo agli Iron Maiden. Vengono scelti addirittura da Mr. Nicko Mc Brain in persona come gruppo con il quale affrontare il tour italiano in ben due occasioni: nel 2002 e nel 2003.
Nello stesso anno esce il loro primo full length, dal titolo The Last Command (come il secondo degli Wasp, del quale però non condividono praticamente niente): un album di puro HM che giustamente raccoglie numerosi attestati di stima un po’ dappertutto. Il terzo album, considerando come tale anche il primo mini Cd del 2002, di solito è la prova cruciale per una band, quantomeno è quello che vuole la consuetudine. Soulgrinder, a differenza del suo predecessore, uscito per la spagnola Locomotive Music (Astral Doors, Tierra Santa, Mago de Oz), è targato My Graveyard Productions, etichetta tutta italiana attivissima sul mercato che a mio giudizio può essere considerata come un autentica fucina di HM tricolore.
Oltre alle passate realizzazioni di interessanti band come Stormbringer, Screaming Shadows e Bloody Thirsty Demons, fra poco usciranno anche i nuovi lavori degli Hollow Haze di BB Nick (ex White Skull) e dei Bloody Herald. Scusate la digressione ma sono del parere che se in Italia qualcuno si sbatte per portare avanti la musica nostrana va supportato al 100%. Tornando agli Anthenora, i Nostri con Soulgrinder si sono definitivamente “sdoganati” dall’etichetta di Iron Maiden italiani. Nel disco infatti non v’è alcuna traccia di british HM: i vecchi fan legati alle sonorità della terra d’Albione rimarranno delusi. Questo va subito detto, per evitare spiacevoli equivoci. I Piemontesi sono sicuro che abbiano volutamente sterzare verso altri lidi, rimanendo comunque legati indissolubilmente a un roccioso heavy metal privo di contaminazioni.
Le influenze che si respirano a pieni polmoni in questa loro ultima fatica sono di derivazione Usa: Metal Church su tutti, poi Pantera, Nevermore e Iced Earth. Gli influssi made in Germany e nordeuropei (In Flames) ci sono solo a piccole dosi, fondamentalmente è l’US metal che la fa da padrone. Soulgrinder è un monolite d’acciaio senza cedimenti: il “tiro” generale è sempre di livello, anche se mancano gli acuti, cioè quei pezzi che ti fanno venire la pelle d’oca al primo ascolto. Invero non esistono neanche i classici filler, o tappabuchi che dir si voglia, che abbondano invece nelle recenti uscite scandinave in campo power metal. Ottima la prova del cantante Luigi “Gigi” Bonansea: ruvido e potente al punto giusto, così come la coppia d’asce Pomero/Borra, sufficientemente moderna senza dimenticare le ruvidezze del passato.
Gli Anthenora con Soulgrinder hanno confezionato un autentico pugno nello stomaco: se il vostro ha connotati americani verrà ampiamente “digerito”, viceversa, se nella targhetta vedete “made in UK”, avvertirete il classico “peso” per qualche giorno. A voi la scelta…
Stefano “Steven Rich” Ricetti