Recensione: Soulsteeler

Di Andrea Bacigalupo - 30 Ottobre 2024 - 8:30
Soulsteeler
Band: Mutant Blast
Etichetta: Rockshots Records
Genere: Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Primo Full-Length per i finlandesi Mutant Blast: ‘Soulsteeler’ è il suo titolo, disponibile dal 6 settembre 2024 via Rockshots Records.

La band è relativamente nuova, nata nel 2020 dall’unione di musicisti già di buona esperienza, appartenenti al sottobosco underground finlandese ma anche a qualcosa di più (il batterista Eero Nykänen è nella lineup dei Waltari ed il batterista Eero-Sakari Kuikka è nei Witheria) e quello che suona è un Thrash Metal rovente fortemente debitore dei Metallica del periodo ’88 – ’91, come evidenziano molte ritmiche e soprattutto l’inflessione del cantante Tomi Malinen, bravo ma una sorta di fratello minore di James Hetfield.

Per cui un Thrash ruvido e corposo, ma non troppo estremo, che però s’intreccia, soprattutto durante le sezioni soliste, anche con il classicismo della NWOBHM e qualche volta con l’Hard Rock di qualche anno prima, dando vita a bei turbinii di cambi di tempo e di intrighi melodici.

La cosa funziona bene, ‘Soulsteeler’ è formato da una scaletta di canzoni godibili e coinvolgenti, nessuna esclusa, con brani roventi e ben strutturati, completi nella loro forma e privi di qualsiasi esagerazione o strano esperimento che li possa rendere stucchevoli.

Il riff introduttivo inquietante con la partenza veloce e da manuale di ‘Satan’s Pawn’, l’andatura marziale che sfocia in un refrain orecchiabile di ‘Alone in the Wasteland’, l’esplosività di ‘Into the Night’, i cambi di scena di ‘Black Mass’ evidenziano una band che sa bene come bilanciare riff aggressivi con melodie ficcanti per dar vita ad un tessuto sonoro a maglie strette, fatto di sequenze che passano, con estrema naturalezza, dall’aggressione violenta alla creazione di ambienti malvagi e inquietanti.

Non mancano le sorprese: c’è una ‘Final Day’ che fa alzare un sopracciglio con il suo riferimento schietto alle atmosfere angoscianti e malvagie dei Mercyful Fate, l’accelerazione che lo trasforma in un duro pezzo Thrash ed il repentino capovolgimento di un refrain catchy e ruffiano in stile alternative che rilassa gli animi. Bisogna dire che, ad un primo ascolto, questo segmento inaspettato, che si discosta dal “battere e percuotere”, qualche dubbio lo fa venire, ma poi, alla fin fine, un minimo di rilassamento all’interno di un album vorticoso ci sta … d’altronde il singolo a largo spettro di utenti non è una novità.

C’è una ‘For the Sake of Humanity’, pezzo da 8 minuti contro i 4 di media del resto del lotto, che sviluppa diversi cambi di tempo avvincenti e contrapposti, con un bel gioco di armonizzazioni e di atmosfere che lasciano intravedere tanta potenzialità.

E poi c’è una suggestiva ‘Prowler’ (… e lo specificano anche che è una cover degli Iron Maiden!!!): qui casca tutto … un pezzo che trascinerebbe la folla anche se riprodotto dal Piccolo Coro dell’Antoniano (con rispetto parlando), un voler vincere facile, con gran riguardo portato da Tomi Malinen nei confronti di Paul Di’Anno, bisogna dire, e suonata alla grande.

Insomma, ‘Soulsteeler’ è un buon esordio, nulla da dire. Però i Mutant Blast devono assumere maggiore personalità perché in questo album i paragoni con i “Quattro Cavalieri” sono troppi, con momenti che si va oltre la semplice influenza. Per ora va bene così, ascoltiamolo ma aspettiamo il prossimo per definire ogni giudizio su questa interessante band.

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