Recensione: Sound Therapy

Di Daniele D'Adamo - 24 Luglio 2009 - 0:00
Sound Therapy
Band: Dogma
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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73

A smuovere con una ventata d’aria fresca l’opprimente ed afosa cappa di calura tipica delle desolate (in ambito Metal) lande del ponente ligure, ci hanno pensato, quest’anno, i ventimigliesi Dogma che, con fare serio e professionale, si sono buttati nella mischia del mercato discografico mondiale con “Sound Therapy”, primo full-lenght della loro breve carriera.
Registrato ai Philia Studios di Henley on Thames (U.K.), prodotto da Nick Hemingway (Desecration, Demonbreed, …)  e commercializzato da Copro Record/Casket Music (U.K.), l’album è stato scritto dal gruppo stesso, che così si compone: Alberto alla voce, Renzo alla chitarra, Sandro al basso e Simone alla batteria.

Lo stile di base del quartetto è un violento e brutale Thrash, al quale tuttavia è stata innestata una robusta e corposa sovrastruttura Death che, alla fine dei conti, è quella che caratterizza meglio lo stile stesso.
Certamente il chitarrista, ad esempio, ha masticato molto Heavy Metal e Thrash, soprattutto della Bay Area, sentita la produzione feconda di riffs dal sentore classico, che più di una volta rimanda ai capisaldi dei generi menzionati; come del resto il bassista, che ha un approccio decisamente ancorato agli stilemmi più ortodossi del Metal, nell’affrontare il proprio strumento.
Questo non deve però far fuorviare l’attenzione dal fatto che il groove dell’opera ha un sapore fresco, moderno e piacevole; come già scritto orientato verso la parte Death del Metal, a ciò spinto dal drumming eterogeneo, massiccio e ricco di blast-beats, nonché dal rauco growling, secco e deciso, sconfinante a volte nello screaming.
Non sarebbe in questo caso così bislacco riferirsi ad un “metastile”, ovvero ad uno stile che è la fusione di due parti uguali di generi diversi (Thrash e Death, nel caso in esame), tuttavia, se proprio bisogna inquadrare definitivamente quanto pensato, composto e suonato dai giovani imperiesi, l’orientamento sopra menzionato appare quello più corretto.
A prescindere dalle definizioni, in sostanza, appare più importante rilevare che sono stati mescolati elementi classico/moderni unitamente ad elementi di diversi sottogeneri Metal, per formare un unico blocco che concretizza efficacemente lo stile personale del combo italiano.

Per passare brevemente alla disanima dei singoli brani che combinano “Sound Therapy”, non si può che iniziare da “Broken life”, la quale apre l’album in maniera classica con il rifferama raffinato della chitarra (“tapping” e “flanger” come ai tempi d’oro della metà degli ’80), supportato adeguatamente dal resto della strumentazione e dalle linee vocali, per formare quell’insieme denso e compatto più sopra richiamato. Con “Spit in your face” si respira anche un po’ di Rock’n’Roll, ovviamente tirato per le orecchie verso i lembi più estremi del Metal. “Predator”, accidentata nel ritmo, regala il gusto pieno della velocità e dei cori anthemici tipici della “California-Thrash”. I toni dissonanti di “Necrosis” e di “Death meta(L)”, poi, aiutano a rispolverare la definizione di “Death tecnico”  ove, fra l’altro, poco o niente viene lasciato a chi ama la melodia. L’anima più dura e violenta del sound del gruppo trova ancora riscontro nella lunga “Revolt”, farcita da numerosi strati ritmicamente e stilisticamente eterogenei fra loro. Doppia cassa a tappeto ed ancora “flanger” in azione in “Life for a nation”, trascinante e dinamica, così come in “Captain Spaulding”, fluida e ben inframmezzata da opportuni blast-beats che la rendono aggressiva al punto giusto. Chiude “Week of death”, che nulla aggiunge e nulla toglie a quanto già scritto sopra.

Venendo al dunque per concludere, la stoffa c’è, la padronanza tecnica degli strumenti anche, la personalità pure, altresì la freschezza.
Un buon inizio di carriera, che può solo esser d’auspicio per una costante crescita artistica del progetto Dogma, se ci sarà comunque una maturazione del songwriting, ancora un po’ acerbo e forse “leggero”, nella ferma determinazione della ricerca avanzata di un groove ancora più duro e pesante, tale da proiettare con decisione il progetto stesso verso i gradini più in alto del Death internazionale.
 
Daniele “dani66” D’Adamo.

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Tracklist:

1)- Broken life 04:01
2)- Spit in your face 04:10
3)- Predator 02:50
4)- Necrosis 03:37
5)- Death meta(L) 03:33
6)- Revolt 06:22
7)- Life for a nation 03:30
8)- Captain Spaulding 03:20
9)- Week of death 03:30

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