Recensione: Soundchaser

Di Matteo Lavazza - 5 Ottobre 2003 - 0:00
Soundchaser
Band: Rage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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92

Dopo l’ottimo “Unity” i Rage si ripresentano con questo “Soundchaser” e lo fanno alla grande.
Il trio, che ormai è difficile definire tedesco, da in pasto ai fans un album davvero splendido, dove la band torna al suo classico suono di qualche anno fa ma in modo davvero al passo coi tempi e convincente, ma andiamo con ordine, fin dall’intro, intitolato “Orgy of Destruction”; è chiaro che il livello tecnico del gruppo è altissimo, ma è con “War of Words” che i Rage chiariscono subito che sono tornati alla grande, un pezzo che riesce ad unire grandi melodie, cattiveria e degli arrangiamenti di alta classe sono le basi di una canzone che farà gioire tutti quelli che hanno amato la band ai prima del periodo “orchestrale”.
Il disco mi ha ricordato una versione migliorata del già grandissimo “The Missing Link”, difficile segnalare un brano piuttosto che un altro visto l’altissimo livello di tutto il disco, ma di sicuro una nota di merito va a “Great Old Ones”, cattiva come non mai ma sempre con quel gusto tipico per la melodia che la band ha sempre avuto, la title track “Soundchaser”, forte di un riff memorabile e di una prestazione del leader storico Peavy alla voce davvero magistrale per intensità fanno di questo pezzo un classico, enorme il lavoro di Mike Terrana alla batteria che riesce a dare fluidità al pezzo durante i vari cambi di tempo che si susseguono, così come da urlo è il ritornello, che riesce ad imprimersi nella testa dell’ascoltatore senza essere banale, “Secrets in a Weird World”, dove i nostri creano un brano di grande impatto e con Victor Smolski che in fase ritmica fa delle cose straordinarie, davvero incredibile come i Rage riescano a comporre brani mai banali ma sempre e chiaramente Heavy Metal, “Human Metal”, dove ancora una volta il gruppo dimostra come possa essere possibile scrivere canzoni tecnicamente non semplici, con melodie non scontate eppure convincenti e coinvolgenti.
Un discorso a parte lo meritano sicuramente le ultime due canzoni, “Wake the Nightmares (pt.1)”, che vede la partecipazione di Andi Deris degli Helloween ai cori, dalle atmosfere delicate e sognanti e con un Peavy alla voce sorprendente che riesce ad interpretare alla grande delle parti che a prima vista non sembrerebbero molto adatte al suo vocione, e la finale “Death is on it’s Way (pt.2)”, dove ancora una volta la band riesce a trovare le giuste soluzione compositive per stupire l’ascoltatore.
I suoni del disco sono davvero molto belli, anche se forse una minore pulizia avrebbe favorito una maggiore aggressività delle canzoni, ma è proprio un voler cercare il pelo nell’uovo da parte mia.
Tecnicamente la band è spaventosa, forse Peavy come bassista non è proprio il massimo, ma nel complesso il gruppo sfodera una prestazione ineccepibile sotto questo punto di vista.
Questo “Soundchaser” è davvero un disco magnifico, in cui tutti i tasselli sono al posto giusto, dove non si trova traccia di banalità e dove i Rage danno la dimostrazione di come sia possibile suonare Metal ed essere al passo coi tempi senza cercare chissà quali strane soluzioni, finchè ci saranno gruppi come loro che hanno idee e classe da vendere il futuro della nostra musica sarà di sicuro roseo.

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