Recensione: Soundtrack For The Personal Revolution

Di Matteo Bovio - 8 Luglio 2002 - 0:00
Soundtrack For The Personal Revolution
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Anno: 2002
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80

La violenza è di casa alla Relapse, questo oramai è dato per assodato; i Burnt By The Sun non fanno che confermare ulteriormente questa semplice teoria. Chi ama il grindcore deve necessariamente conoscere questo nome, che può vantare un passato più che dignitoso passato a sguazzare a testa alta nell’underground. La firma per un’etichetta di alta caratura è stata accompagnata da un certo cambio di rotta, ma se pensate che si siano “venduti”, come si suol dire, vi sbagliate di grosso; pochi ascolti vi convinceranno che il sound di questa band rimane tutt’oggi ostico per molti.

Anzi, se devo essere sincero in parte c’è da riscontrare un incattivimento notevole: al solito massiccio grindcore infatti la band ha volutamente unito massicce dosi di Hardcore, quello più feroce ed istintivo, indissolubilmente legato al Thrash più marcio e devastante. Il prodotto si intitola “Soundtrack For The Personal Revolution”, e si rivela essere un grandissimo album. Tutto è stato accuratamente curato, e nonostante l’evidente istintualità che ha accompagnato la stesura delle tracce, non è possibile non cogliere la maturità di alcuni arrangiamenti e di ogni singola scelta stilistica. Particolarmente esaltanti le chitarre: un riffing continuo e pesantissimo è costantemente accompagnato da arrangiamenti che donano un tocco di personalità alle canzoni, permettendoci di affermare che i Burnt By The Sun posseggono un proprio stile molto riconoscibile.

Una tecnica ineccepibile consente al gruppo di essere sempre ai massimi livelli: killers nelle parti più rallentate, dove proprio le chitarre contribuiscono a dare quell’idea permanente di pesantezza, esagerati nelle parti più veloci, dove dimostrano di non poter e voler concepire alcun limite. A dir la verità queste sono quantitativamente poche, cosa che permetterà magari ai fans meno intransigenti di avvicinarsi a questa produzione in maniera più tranquilla: non aspettatevi tuttavia nulla di facile e rilassato. Tutte le 10 tracce regalano a modo loro qualcosa di interessante (a parte la conclusiva “Rebecca” da considerarsi più come un’outro): emerge forse “Dracula With Glasses”, che apre in maniera egregia questo bel lavoro. In questa song confluiscono sia le mordenti parti Hardcore, grazie ad un riff d’apertura veramente accattivante, sia le spettacolari parti tirate, con dei blast-beats folli.

Forse non è più possibile definire i Burnt By The Sun come grindcore: ma al di là delle etichette, sono rimaste la violenza e soprattutto la qualità. Un buonissimo lavoro che dimostra come nel 2002 sia ancora possibile suonare in maniera incazzata e originale, senza dover necessariamente rifare tutto quanto sia già stato fatto in passato. Signori e signore, il massacro è servito.
Matteo Bovio

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