Recensione: Source
I Codeon sono una band sconosciuta, ma in realtà hanno una storia lunga ed una formazione che annovera al suo interno, in veste di
mastermind, Sami Raatikainen, salito di recente alla ribalta delle cronache metalliche per essere entrato nei Necrophagist come
secondo chitarrista ed aver partecipato al tour della band assieme a persone del calibro di Marco Minneman e, naturalmente, Muhammad
Suçimez. Poteva il compagno di cotanti mostri di bravura essere inferiore ad essi a livello di padronanza del proprio strumento? Ma
certo che no naturalmente, ma se nei Necrophagist il povero axeman finnico era costretto a ricoprire il ruolo di ritmico ed a lasciare
la ribalta all’ingegnere tedesco/egiziano (Muhammad appunto) nei Codeon invece può dimostrare tutta la sua funambolica bravura, nonchè
dare sfogo alle sue voglie compositive.
Chi, dopo queste premesse, si aspetta di ritrovare in Source un disco di a metà tra il brutal ed il technical death pesantemente
influenzato dalla scena neo-prog rimarrà deluso: ci troviamo infatti di fronte ad un lavoro di matrice essenzialmente melodica, che
molto deve alla scena finlandese (Children of Bodom), così come a quella di Goteborg (At The Gates, Dark
Tranquillity) ed agli Arsis, il tutto interpretato senza dare alcun peso alle recenti mode di matrice -core e, naturalmente,
con un occhio di riguardo alla tecnica strumentale. Le due principali cifre di questo platter divengono dunque la voce, che non
abbandona mai lo scream sebbene cerchi di mantenersi sempre su alti livelli per quanto riguarda l’interpretazione, e le melodie di
chitarra, con numerosi interventi davvero azzeccati e, soprattutto, assoli da lasciare a bocca aperta.
Si parte con The Shrike, pezzo incredibilmente orecchiabile che mette subito in chiaro che, sebbene i Codeon siano una band
dall’alta caratura strumentale, il principale scopo dei nostri è quello di creare belle canzoni, che possano essere seguite senza troppi
patemi d’animo ed anche cantate all’occorrenza. Davvero un bell’episodio questo, un episodio che non rimane isolato: nella successiva
Deception escono fuori le influenze più technical oriented dei nostri, in una canzone che cresce fino ad esplodere in un assolo
di incredibile efficacia melodica nella sua disarmante difficoltà esecutiva. Sami Raatikainen ed il suo compagno Asko Sartanen (perchè
va detto che i soli sono eseguiti da entrambi, sul booklet ci sono crediti dettagliati per quanto riguarda questo aspetto) si fanno
degni alfieri della scuola chitarristica più recente, sfoderanto uno stile liquido fatto di pennata e sweep esattamente come di tapping
polifonici che creano intrecci tanto belli quanto impossibili da interpretare per i non iniziati, portando i più alla classica reazione:
“Ma cosa diavolo sta combinando questo?”. Si prosegue con Beatrayer in Me, nella quale incrociamo una ritmica portante ad accenti
spostati rispetto al tempo in 4/4 di batteria che molto deve ai Meshuggah, ma che evolve lo stile della band di Umea portandolo nel
mondo della melodicità. Bellissimo ritornello anche in questo caso, nel quale il cantante Vesa Mattila mette in mostra uno stile che
molto ricorda gruppi solenni ed atmosferici come Haggard e Amon Amarth.
Potremmo andare avanti all’infinito con il track by track di questo album, sottolineando gli arrangiamenti a due chitarre di Humanity
Inspection oppure le nuove suggestioni melodiche di Envy Machinery, ma penso che oramai si sia capito che questo Source è un disco dalle
mille sfaccettature, dove ogni pezzo rappresenta un episodio interessante e degno di essere ascoltato ben più di una volta. I Codeon
hanno fatto davvero un ottimo lavoro e si collocano, assieme ai già citati Arsis, tra le rivelazioni di questa stagione per quanto
riguarda il melodic death: quello vero, diretto e sincero verso le origini del genere. Solo qualche episodio un po’ più debole nel bel
mezzo della tracklist (Destination Decoder e Sick From The Inside prevalentemente… si sente la mancanza di un pezzo significativamente più lento
rispetto agli altri) non permette ai Codeon di raggiungere vette di eccellenza assoluta, ma la cosa non pesa più di tanto: questo è un
disco da comprare, punto.
Davide Iori
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Tracklist:
1- The Shrike
2- Deception
3- Betrayer In Me
4- Humanity Inspection
5- Shattermind
6- Death Is All We Get
7- Destination Decoder
8- Envy Machinery
9- Sick From The Inside
10- Rebirth