Recensione: Souvenirs
Dopo tre anni dal controverso “If-Then-Else”, i The Gathering rompono il silenzio con “Souvenirs”, che segna l’ennesimo cambio di pelle per gli olandesi. A dire il vero un anno prima uscì “Black Light District”, EP reperibile solo attraverso il sito del gruppo, che festeggiava i loro 12,5 anni di vita. Ma questo è un discorso che affronteremo un’altra volta.
Molte cose sono cambiate in casa Gathering, ma quello che mi preme sottolineare è l’abbandono della Century Media. Ormai il loro rapporto di conflittualità era arrivato ad un punto tale, da far rischiare lo scioglimento del gruppo.
La creazione di un’etichetta personale come la Psychonaut Records fu il passo successivo, scelta obbligatoria per un gruppo camaleontico come loro. Su questo sono nate le basi di “Souvenirs”. Sulla libertà artistica di una band stanca di dover rispettare regole stabilite dai dati di vendita. Stanca di dover attirare l’attenzione dei fans grazie alle obbligatorie foto di un Anneke sempre più a disagio nel ruolo di sex-symbol.
Tutti questi elementi hanno portato al raggiungimento di un equilibrio generale assente in “If-Then-Else”, ma fondamentale per l’ottima riuscita di “Souvenirs”
Mi piace vedere questo lavoro come uno stereogramma. Avete presente quei quadri astratti tanto di moda qualche anno fa? Il solo modo di scoprire quale immagine tridimensionale nascondevano, consisteva nel fissarle con la massima concentrazione sin quando l’immagine astratta non lasciava il posto a quella tridimensionale.
Ecco quest’album, seppur in maniera diversa funziona allo stesso modo. Se non si pone la massima concentrazione e tutti i piccoli dettagli, state sicuri che i brani non decollano. Infatti proprio come gli stereogrammi sembra non abbiano forma. Canzoni come “These Good People” o la meravigliosa “Even The Spirits Are Afraid”, messe con coraggio in apertura, ne sono un esempio.
Un album sfuggente, apparentemente minimale, ma capace ad ogni ascolto di rilasciare nella mente di chi ascolta, un nuovo indizio che aiuti la sua comprensione. Il mio consiglio allora è di ascoltare i due brani citati in un secondo momento e di partire dalla terza traccia “Broken Glass”. Prima di una triade di capolavori che vi lasceranno a bocca aperta. Completata dall’infinita dolcezza del primo singolo “You Learn About It”, potenziale Hit accostabile ai Cocteau Twins meno intricati. E la title-track contraddistinta da una stupenda interpretazione di Anneke.
Naturalmente scordatevi il Gothic Metal di Mandylion e Nigthttime Birds, di cui rimane solo la malinconia di fondo. Però se ci facciamo caso è cambiata la forma ma non la sostanza.
I Gathering sono riusciti con “Souvenirs” a riassumere il genere da loro coniato: il Trip-Rock. Rock per viaggiare in tutti i sensi. Questo grazie ad una incredibile padronanza delle proprie capacità, che gli ha portati ad assimilare le più svariate influenze (Massive Attack; Radiohead; Portishead; Ulver e le sperimentazioni degli anni ’70) e plasmarle a loro piacimento.
Non voglio descrivere l’album canzone per canzone, ma vi lascio un ultimo suggerimento: ascoltatelo con le cuffie, solo così apprezzerete la profondità di una delle migliori uscite del 2003.
Carlo “Carma1977” Masu
Tracklist:
1. These Goods People
2. Even The Spirits Are Afraid
3. Broken Glass
4. You Learn About It
5. Souvenirs
6. We Just Stopped Breathing
7. Monsters
8. Golden Grounds
9. Jelena
10. A life All Mine