Recensione: Sovereign
Se degli Strapping Young Lad Devin Townsend era l’assoluto e riconosciuto mastermind, il chitarrista Jed Simon ne era sicuramente il braccio poderoso.
Inevitabilmente, in questo periodo di pausa a tempo indeterminato per i SYL, il progetto Tenet diventa, per quest’ultimo, la naturale valvola di sfogo dell’enorme carica che pervade ogni centimetro delle sue membra, unita alla passione per il thrash metal, genere che da sempre ha fatto pulsare il suo cuore per questa musica.
Il musicista canadese, per il debutto della sua creatura, dimostra di non voler fare le cose a caso, e richiama a comporre la band quattro dei migliori musicisti sulla piazza, iniziando dai nomi altisonanti di Gene Hoglan e Byron Stroud: eccezionale sessione ritmica di Zimmers Hole e Strapping, solo per citare i progetti cui hanno preso parte con Simon (perchè se qualcuno per caso ignorasse il nome per lo meno del mastodontico batterista dovrebbe correre immediatamente a riprendere i “libri di scuola”! ). La seconda ascia è maneggiata con maestria da Glen Alvelais, già membro di due monicker storici come Forbidden e Testament; ma la sorpresa più gradita è quella di rivedere dietro il microfono un grande come Steve “Zetro” Souza che, dopo il breve come back con gli Exodus non aveva più trovato il posto fisso che merita.
Con queste premesse, un disco come Sovereign, primo full-lenght dei Tenet, non poteva essere più atteso, con il risultato che, forse, all’ascolto del prodotto finale, le enormi aspettative hanno forse schiacciato un po’ troppo il buon lavoro che effettivamente si può ascoltare tra le tracce.
Il thrash metal iper veloce del combo è davvero diretto e violento come è l’attitudine delle diverse anime che lo compongono. La devastante sessione ritmica fà da tappeto ai ficcanti riff del duo Simon/Alvelais che, come lampi nella nebbia, danno manforte allo screaming al vetriolo di un Souza davvero sugli scudi, e che mostra tutta la sua voglia di riprendersi lil suo scanno d’onore nel panorama del thrash.
Tutto come da copione: assolo da autovelox e cori da cantare a squarciagola per un perfetto album di thrash moderno, prodotto in maniera impeccabile, che però non riesce a donare niente di più particolare all’infuori dell’ironia auto-caricaturale che Simon sembra inserire sempre tra i risvolti dei suio testi e spartiti, quell’attitudine iper-machista “lievemente” accentuata che ce lo fa risultare ancora più simpatico.
Brani come Being and Nothingness, Crown of Thorns o Hail! Hail! sono goduriosi all’ascolto ma non resisteranno alla prova del tempo perchè, a mio parere, non hanno quella caratura strutturale che crea una memorabiità. Rimanere nella memoria anche solo fino al giorno dopo è qualità fondamentale nell”epoca dell’i-pod, dove la musica sta tristemente diventando un genere di rapidissimo consumo come tanti, ed io credo che in questo disco manchino i lampi di genio necessari allo scopo.
Il feeling tra i componenti del gruppo è comunque palpabile; si sente che si divertono da pazzi a sunare insieme ma per ora, questo progetto, io lo considero solo come un eccezionale tributo al thrash metal, come anche ad altre sonorità sorelle che fanno capolino qua e là, ascoltando, per esempio, il cadenzato di Unnameable o la particolarissima Going Down.
La violentissima title-track di chiusura segna la conclusione dei poco meno di 35 minuti di Sovereign: un album diretto come un proiettile che sicuramente divertirà gli appassionati headbanger là fuori e che ci fa continuare a sperare nel vero miracolo che solo una line up come quella dei Tenet potrebbe creare nel futuro venturo.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
1. Being and Nothingness 02:53
2. Indulge Me 02:30
3. Crown of Thorns 03:34
4. Unnameable 04:52
5. Take a Long Line 03:24
6. Going Down 05:59
7. Hail! Hail! 03:58
8. Watching You Burn 03:35
9. Sovereign 03:43
Total playing time 34:28
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