Recensione: Space

Di Stefano Ricetti - 13 Novembre 2024 - 7:43
Space
Etichetta: Metal Zone Italia
Genere: Hard Rock 
Anno: 2024
Nazione:
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70

Ottobre 2024. É ormai notte inoltrata, l’ultima auto è transitata rumorosamente sui bianchi sterrati delle colline senesi lungo la prova speciale che chiude la prima giornata della kermesse automobilistica che idealmente, in alcuni tratti, ripercorre le strade che una volta erano appannaggio del Rally Sanremo, quando la Lancia dominava e il campionato mondiale faceva tappa fra la Liguria e la Toscana.

Accompagnati dal residuale odore di pneumatici e carburante bruciato emanati da quella vettura, si partecipa alla consueta transumanza notturna degli appassionati radunati lungo il percorso, fra gente infreddolita, altra esaltata e una miriade di pile e smartphone a illuminare il percorso, sinistramente avvolto dalle tenebre. Colonna sonora di questa marcia atipica lo scalpiccio dei passi.

Luoghi che mettono i brividi, ove le uniche luci di abitazioni nelle vicinanze sono distanti chilometri. Poi ognuno giunge alla propria vettura, che mai come in questi casi costituisce capanna, un luogo rassicurante che nel giro di poco diverrà accogliente anche a livello termico, grazie al riscaldamento irradiato nell’abitacolo dal motore.

Il copione prevede, al solito, di mettersi alla guida e approdare con largo anticipo nelle vicinanze della prima prova speciale della gara prevista per il mattino del giorno dopo, solitamente fissata a chilometri e chilometri di distanza. Ai tempi si viaggiava a vista, muniti di cartina e un po’ di fortuna. Oggi con i navigatori è tutto più semplice. Solo nei piani, però. Nel momento in cui il segnale si perde, per insondabili motivi, si torna all’antico andando un po’ a tentoni su e giù fra le colline, lasciandosi guidare dall’esperienza e da un minimo sindacale di senso dell’orientamento.

Si imbocca un tratto sterrato che a occhio e croce dovrebbe condurre in direzione dell’unico grumo di luci della zona, posto all’orizzonte. Dopo qualche centinaio di metri, al di là di una curva cieca, vi è la sorpresa: sulla destra della carreggiata appare un bello spiazzo illuminato da una lampadina fioca, che pare sopravvissuta agli anni Settanta. Poco più in là vi è un locale, dall’insegna illuminata a metà, con un buon numero di automobili parcheggiate nei paraggi. Intorno il nulla.

Situazione troppo intrigante per proseguire lungo il nostro itinerario. Si scende e ci si avvia in direzione del portone d’ingresso. Poco prima vi è una locandina che non può non attirate l’attenzione: nel mezzo compare una ragazza nuda iper-tatuata con una chitarra a coprirle le vergogne, come si diceva eoni fa. Sulla sinistra in alto campeggia la scritta Hand on Heart racchiusa da un cuore di spine e sull’altro lato “In Concert”.

Il locale è interamente in legno, l’atmosfera è calda e accogliente, ci rendiamo subito conto che molti appassionati di rally sono lì convenuti, per via delle giacche colme di stemmi motoristici e scuderie automobilistiche. Sullo sfondo quattro figuri stanno armeggiando con degli strumenti ma la nostra attenzione viene distolta da quel palco nel momento in cui ci si palesa alle spalle una simpatica signora formosa che ci chiede se vogliamo mangiare. Siamo in piena notte e la cosa ci coglie un po’ di sorpresa ma la risposta è ovviamente affermativa: sedersi in tranquillità dopo giornate passate a macinare chilometri su chilometri in perenne lotta contro il tempo non ha prezzo.

L’idea è quella di non farsi mancare nulla, occasioni come queste capitano di rado, nel vagabondare per motivi rallystici. Arriva l’antipasto, abbondante e parte la domanda di rito, anzi due.

Ma… come mai avete ancora la cucina attiva a quest’ora?

C’è il rally e per noi è una notte magica, da sempre. Facciamo la 24 ore di Le Mans (ride), in questo caso, con la cucina e il locale. È l’unica giornata nel corso dell’anno ove non chiudiamo e lavoriamo a oltranza, finché ci sono ospiti. Altrimenti noi si apre solo a mezzogiorno e alla sera, come tutti.

Altra domanda, signora, poi non la scocciamo più e mangiamo. Chi sono quelli là in fondo?

Si chiamano Hand on Heart, fra poco è previsto il loro concerto. Sono validi musicisti con una lunga esperienza. Gente simpatica molto appassionata, non resterete delusi, vedrete.

Poco dopo, infatti, da quel palco, partono le presentazioni di rito al termine delle quali attaccano le prime note di “Roses”, la canzone che apre il loro album di debutto, intitolato Space da poco uscito sul mercato tramite l’etichetta Metal Zone Italia.

A seguire le varie “For You”, “Space”, “I’m Lazy” a certificare la loro cifra hard rock, in grado di attirare l’attenzione di tutti i presenti nel locale. Musica universale, quella degli Hand on Heart, mai urlata né forzata: amplificatore, jack e via lungo l’esecuzione delle successive “Angel”, “Agony”, “Love Theme for Debora”, “When you Fall in Love” e “You Are The One”, canzone che chiude un concerto verace come pochi e che viene tributato da un applauso infinito. I quattro hard rocker hanno decisamente vinto, di fronte a un pubblico totalmente nuovo, attuando la formula più semplice che esista nel rock’n’roll, sempre più spesso disattesa, purtroppo: essere sé stessi e suonare per passione.

Esattamente quello che traspare dai solchi di Space, che in copertina vede campeggiare la ragazza della locandina di cui sopra, Robertina Hates: un cd in versione digipak accompagnato da un libretto di dodici pagine con tutti i testi, molte note tecniche e special thanx più varie foto della band e dei singoli musicisti.

Già, proprio quelli che sino a pochi minuti fa hanno scaldato, ma per davvero, l’atmosfera del locale: delle vecchie triglie dell’hard and heavy nazionale che in passato hanno militato all’interno di band che hanno segnato a proprio modo la storia dell’HM tricolore. Nella fattispecie Alessandro “Alex Midnight” Moschini (basso) e Sergio Leonetti (batteria), ex G.L.A.S., quelli di Audax Vincit, iconico Ep uscito nel 1988 sotto Gas Records. La formazione si completa col cantante e tastierista Gianluca Niccoli, già nei Coffee & Flowers e Christian Evans, chitarrista inglese residente in Toscana da oltre vent’anni, con esperienze pregresse in svariate band locali.

Space è un crogiuolo di hard rock dalle tinte pastello sfociante nell’AOR che affonda senza se e senza ma nel solco della grande lezione degli anni Ottanta californiani. Nulla di iperpompato, nulla di sguaiato, nulla di roboante, gli Hand on Heart hanno solamente dato voce alle radici di quel genere in modalità elegante.

Ah, prima di dimenticarmi, dell’ultima giornata del Rally abbiamo visto la prova speciale conclusiva, nel tardo pomeriggio del giorno dopo, per motivi facilmente intuibili…     😉

Realtà e sogno.

Di certamente reale vi è Space, a sancire i dieci anni di miizia metallica di Metal Zone Italia.

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

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