Recensione: Spaghetti Cowboy

Di Stefano Burini - 1 Agosto 2012 - 0:00
Spaghetti Cowboy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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72

Black Elephant from Savona, Italy, omonimi ma non coincidenti con i Black Elephant di Bristol, sono una delle molte promettenti realtà tricolori che si stanno cimentando di questi tempi con  groove, southern/sludge e stoner metal. Ascoltando ascoltando le sei tracce che compongono “Spaghetti Cowboy”, il debutto della band ligure composta da Alex Caravelli alla voce e alla chitarra, Max Baroncini al basso e Dany Kastigo alla batteria, i nomi che più facilmente vengono in mente, sono con ogni probabilità Pantera, Black Label Society e Hellyeah.

Dei primi c’è il vocalismo rude ed incazzato à la Philip Anselmo di  Alex, nonché il groove di certi passaggi di chitarra (seppur spesso rivisitata in un ottica stoner/sludge), dei secondi la grinta e il gusto per gli assoli melodici fortemente Zakk Wylde-inspired e degli ultimi un attitudine che trascina il groove sui terreni del robusto hard rock sudista più che su quelli del thrash metal. L’italianità del quintetto è, inoltre, evidente già da una prima lettura della tracklist: se si eccettuano “Mountain Man” e “Spaghetti Cowboy”, il resto dei titoli tradisce l’utilizzo dell’italico idioma ad accompagnarsi a sonorità provenienti da oltreoceano. 

Com’è il risultato di un tale impasto? Da un punto di vista strumentale, del tutto ineccepibile, magari non il top dell’originalità, ma decisamente ben eseguito e ben congegnato, la potenza dei riff è indiscutibile e la cura nei suoni è di sicuro un punto a favore sia in termini di resa che di impressione generale. Dal punto di vista vocale, la prova di Alex è sicuramente all’altezza della situazione in tutte le tracce, con il suo stile a mezza via tra Anselmo, Zakk Wylde e Chad Gray (Mudvayne, Hellyeah); a destare viceversa qualche perplessità, ma è un parere strettamente personale, è proprio la scelta di utilizzare l’italiano e di cantare in un growl misto scream. L’effetto è decisamente particolare, non disprezzabile, ma di certo bisogna farci un po’ l’orecchio, vista l’abitudine ad ascoltare questi generi rigorosamente in lingua inglese e la difficoltà a sposare una lingua “melodica” come la nostra con ritmiche e sonorità così brutali. 

Questioni linguistiche a parte, le canzoni funzionano: l’opener “Cuore di Tenebra” (Conrad docet?), convince in virtù di un riffing roccioso e di un assolo “Zakk Wylde Approved” , così come la successiva “Mountain Man”, un po’ Hellyeah e un po’ Black Label Society. Anche la spettacolare “Spaghetti Cowboy” rimanda senza remore di sorta all’attuale gruppo di Vinnie Paul e alla loro “Cowboy Way”, sia nel titolo che nelle melodie ma, soprattutto, nell’attitudine, mentre delle sei tracce in scaletta “ACAB” è quella che convince meno dal punto di vista del cantato pur senza mollare un millimetro sul piano strumentale e in fase solista. Chiudono “Sogno Di Un Taglialegna Che Diventa Alce”, forse la più strana del lotto, un po’ stoner e un po’ crossover, non perfetta ma in ogni caso intrigante e l’eccellente strumentale “Verrà La Morte E Avrà I Tuoi Occhi”, delicata, ma nel contempo oscura e crepuscolare come solo i penultimi Pantera e i Down sapevano/sanno fare e con un deciso retrogusto made in Kyuss: grande sorpresa e grande soddisfazione. 

L’abilità c’è e si sente e la strada è quella giusta, non resta altro da fare che percorrerla fino in fondo perché su di essa i Black Elephant potrebbero arrivare davvero lontano.


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Tracklist

01. Cuore di Tenebra   06:10

02. Mountain Man   03:28

03. Spaghetti Cowboy   04:33

04. ACAB   04:10

05. Sogno Di Un Taglialegna Che Diventa Alce   03:27

06. Verrà La Morte E Avrà I Tuoi Occhi   06:02

 

Line Up

Alex ‘AlexBlack Harley’ Caravelli: Voce, Chitarre

Max Baroncini: Basso, Chitarre

Dany Kastigo: Batteria

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