Recensione: Spectra

Di Stefano Ricetti - 31 Agosto 2014 - 0:10
Spectra
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Anno: 2013
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69

L’opera di restauro del Metallo Italiano degli anni Ottanta si inspessisce – in tutti i sensi, vista la consistenza fisica del disco – del vinile di Spectra, a opera degli Hurtful Witch di Torino, combo capitanato da una Roberta Delaude ancora in erba che nel lontano 1985 fece uscire l’unica testimonianza ufficiale della storia del gruppo, logicamente su musicassetta, in qualità di demo-tape.  

In una veste grafica assolutamente sontuosa ancorché priva di inutili orpelli, We’re Fire, Lost Angel e Behind my Eyes vedono la luce su disco a trentatré giri in edizione limitata a soli duecentocinquanta esemplari. La copertina affidata a una vecchia triglia dell’Acciaio su carta quale Enzo Rizzi, il retro con in mostra una bel primo piano di Roberta e qualche nota tecnica rappresentano tutto quello che offre il cartonato che rinchiude il vinile, completamente liscio sulla side B e totalmente inciso all’interno dei solchi della side A.

Ai tempi gli Hurtful Witch, a ragione, furono definiti come speed metal d’intonazione nera, sulle colonne della Bibbia HM Rockerilla, vuoi per la proposta musicale ma probabilmente anche per l’immagine. Fortemente rappresentativa, infatti, era una foto promozionale della stessa Roberta dietro una candela con la veletta nera sul capo a nasconderne parzialmente i lineamenti. Discorso a parte per i metalhead di Torino e provincia, o quantomeno tutti quelli accorsi durante la calata dei Saxon in terra Sabauda di quel periodo, che poterono ammirare la band dal vivo in qualità di supporter degli Stallions of the Highway di Sheffield.     

Spectra consta dei tre brani di cui sopra in versione rimasterizzata, senza però stravolgere le cose, tanto che durante l’ascolto è inevitabile non riandare a quegli anni formidabili, nei quali cuore e passione sopperivano a tutto il resto (o quasi). We’re Fire è un attacco metallico in piena regola costruito fra ritmiche serrate e velocità sostenuta, basso in grande evidenza a metà brano e il tutto condito dall’ugola indemoniata di Roberta, “cattiva” nel vero senso della parola. Lost Angel suona così sulfureo da scomodare paragoni con gli altri campioni del Metallo Pesante dalle connotazioni nare. La cantante, con la sua interpretazione acida, rende ancor più sinistre le trame del secondo pezzo di Spectra. Un ribollire di batteria apre il terzo e ultimo pezzo del disco, ancora una volta all’insegna del piede premuto sull’acceleratore, Miss Delaude sforza così tanto da sembrare un maschietto tutto borchie e cuoio, ben coadiuvata dal lavoro aggressivo delle chitarre.            

Le linee guida di quello che poi diverrà il progetto Morgana emergono, ma in maniera sinistra, anche se, a tutti gli effetti, dal mero punto di vista musicale, gli Hurtful Witch possono essere considerati il primo passo di quello che ha poi portato alla registrazione dell’Ep del 1988 sotto l’egida della label Video Star.

Roberta “tira” già come una veterana, il resto del gruppo appare ben amalgamato e la resa delle tre canzoni, considerando il periodo musicale del tempo che fu, risulta essere senza dubbio nella media, se paragonato ai prodotti coevi delle altre band tricolori. Non c’è da aspettarsi quindi chissà che risultati in termini di produzione e di potenza alle casse, il tutto risente degli annosi problemi arcinoti che affliggevano l’Acciaio Italiano degli Eighties: budget limitatissimi, studi e tecnici impreparati all’heavy metal, diffidenza diffusa da parte degli addetti ai lavori impegnati negli altri generi, anche se va rimarcato il prezioso lavoro di restauro fatto per la trasposizione dalla musicassetta al vinile.     

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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