Recensione: Spectral
Il nuovo album degli Skyfire è il classico esempio del concetto
“derivativo”: potrei terminare qui la recensione, se non fosse che mi
sembra giusto andare ad analizzare il disco in sè e di per sè, senza per forza
riferirlo ad altre produzioni. Lo faccio quindi subito, per evitare ogni dubbio:
la band, nata nel 1998, si incanala in pieno, con Spectral, nel
filone degli epigoni dei Children of Bodom. Quindi troverete una base
musicale modellata molto più sul power che sul death, con tastiere in
abbondanza a svolgere sia la funzione di base atmosferica che quella di
strumento solista; uno screaming vicino alla classica scuola di Gothenburg, e
quindi parzialmente differente da quello di Lahio; ed un livello tecnico
sicuramente elevato, ma che ovviamente non avvicina gli inarrivabili finnici.
Detto questo, Spectral preso di per sè non è un brutto disco:
tutto è svolto secondo convenzione, con pezzi anche abbastanza interessanti, in
cui trovano spazio cavalcate come la opener Conjuring the Thoughts, brani
più articolati e d’impatto come Shivering Shade (carino il chorus) e Cursed by Belief,
e assoli semi-folkeggianti, ad imitazione di cornamuse, nel caso di Effusion of Strength.
Quattro esempi tratti dalla prima metà del disco, ma che sfortunatamente si
potrebbero ripetere anche nella seconda, dato che il songwriting non eccelle per
varietà: a colpire potrebbero essere più le singole prestazioni dei musicisti
(il comunque buon cantante Henrik Wenngren, un passo avanti a tutti) e
dei break che spezzano un po’ l’impressione di trovarci davanti ad una semplice
copia carbone, come nella già citata Cursed by Belief.
Se vi piace quindi il metal sporcato di estremo, con afflati epici e melodia
a tonnellate, potreste essere interessati a quello che in altre nazioni vedo
addirittura osannato come disco epocale (!), ma qui non posso parlare di
semplice deja-vu per indicare delle somiglianze: mi imbarazza addirittura
cercare le minime differenze con i “bambini” finlandesi… specie se
posso riscontrarle solo nel tasso tecnico e compositivo. Peccato, non sono gli
unici a seguire pedissequamente un filone, del resto: continuo a dubitare della
loro longevità, ma un 65 non lo posso negare, in virtù di un disco che si fa
ascoltare, ma che non lascia il segno.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Conjuring the Thoughts
2. Effusion of Strength
3. Shivering Shade
4. Cursed by Belief
5. Awake
6. Void of Hope
7. A Dead Mans Race
8. Shadow Creator
9. Tranquillity’s Maze