Recensione: Speed Stroke
Dodici brani: così si compone l’album d’esordio degli Speed Stroke, che porta il nome della band come da buona tradizione.
Il gruppo nasce nell’estate 2010 a Imola e si compone di 5 elementi, particolarmente esuberanti e attivi e provenienti da svariate esperienze: Jack (voce), DB (chitarra, cori), Niko (chitarra, cori), Fungo (basso, cori), Neb (batteria, cori).
Già il primo ascolto dell’album riporta alla mente ricordi provenienti direttamente dai cari vecchi anni ’80 e ’90, con brani di BonJoviana memoria, come la ballad “Burning Heart”, dalle sonorità ben note.
Il gruppo non si caratterizza, infatti, per un’innovazione di genere, ma piuttosto per una rivisitazione in chiave moderna di un rock tipico dei decenni passati. Chiare altre influenze riconoscibili sono Guns’N’ Roses e Skid Row.
Detto ciò, questo debutto piace, complice l’evidente affinità personale nei confronti del genere.
Chi condivide l’interesse e la passione per questo stile, sicuramente apprezzerà quindi pezzi come “Sick of You”, dai ritmi incalzanti e veloci, “Hunt” in cui si alternano cori e voce solista, o “Nothing’s True”, più melodico e con buoni assolo che intervallano il cantato.
Buoni brani sono anche “Lookin’ Down”, dall’incipit potente, così come “Out of the pen” e “Trust me, I care” che scorre via veloce. “One Day is enough” è l’episodio che meglio si ricorda, per il tempo abbastanza costante e le ripetizioni del ritornello.
Ma è “Shine” a colpire con maggior efficacia: inizio di chitarra morbido e veloce, pezzo che riprende molto distintamente i Dream Theater per un buon terzo della canzone, per poi trovare la sua strada e un suono più originale.
“Age of Rock n’Roll” è il momento da pogo in concerto: si tratta in effetti di un pezzo noto nel repertorio live della band, in cui confluiscono tutta l’energia e l’animo R&R del gruppo. Stesse sorti attribuiremmo a “Flesh & Nerve”, altrettanto ritmato ed energico, arricchito da cori che rendono epico l’insieme.
Questi due sono in definitiva, i momenti dell’album che si fanno preferire.
Infine, la chicca: il cd offre anche una cover di “Great Balls of Fire”, che viene però ripresa con un titolo parafrasato “in onore” della band: “Speed Stroke of Fire”. Audaci, un po’ presuntuosi, ma simpatici questi ragazzi!
In generale stiamo parlando di una band con grinta da vendere, che lavora bene e ottiene un ottimo bilanciamento tra strumenti e voce, senza eccessive prevaricazioni degli uni sull’altra.
Per chi ama il genere, un album che vale la pena ascoltare, con ritmi efficaci, buoni arrangiamenti e davvero tanta energia.
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