Recensione: Spirit Black

Di Mauro Gelsomini - 8 Giugno 2009 - 0:00
Spirit Black
Band: Jorn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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85

Jorn ce l’ha fatta!
Con questo non vogliamo certo insinuare che il singer norvegese avesse bisogno di consacrazioni definitive. Piuttosto, vogliamo dire che finalmente il nostro si è reso conto che la sua produzione solista aveva bisogno di scrollarsi di dosso molte delle soluzioni tanto involutive quanto dannose che avevano contraddistinto gli ultimi episodi, l’ultimo dei quali, Lonely Are The Brave, uscito esattamente un anno fa, aveva destato non poche perplessità.
Ci riferiamo in particolar modo agli echi oscuri, alle introspezioni forzate, a certi sperimentalismi che risultavano quasi paradossali se immersi – come erano – in un sound così derivativo: l’heavy rock di matrice ottantiana (Whitesnake/Dio/Rainbow) era legato indissolubilmente alle corde di Lande, ed erano risultati vani tutti i tentativi di fuggire in territori ora gotici, ora progressivi, ora alternativi.

Giungono in aiuto – e forse in ispirazione, meglio tardi che mai – del nostro, le passate esperienze, e tra queste dobbiamo mettere a fuoco quelle con Millennium e Masterplan. Sì, perché – apriti cielo – è proprio in direzione di album come Hourglass e Masterplan che vira prepotentemente il sound di “Spirit Black”. Pur mantenendo una connotazione lirica decisamente gotica, con corvi e stile noir a campeggiare ovunque nel bell’artwork fotografico (a tratti sembra di sfogliare lo storyboard di un car movie anni ’70), il songwriting, come detto, rompe qualsiasi tipo di indugio e si abbandona alle aperture melodiche tanto agognate su queste pagine.

A trarne vantaggio è in primis la voce di Jorn, che torna ad esprimersi sui livelli cui ci aveva abituati, nonché a dimostrare tutto il potenziale rimasto sopito nelle ultime studio release. Complice della rinascita è anche un sound meno – molto meno – cupo, affidato alle sapienti mani di Tommy Hansen. Risultato: chitarre in grande evidenza, riff taglienti come rasoi e una sezione ritmica finalmente sconquassante.
E’ anche il caso di sottolineare come, forse per la prima volta, non ci sono riempitivi in un disco di Jorn: tutti i brani sembrano urlare prepotenti, facendosi largo tra highlight di eguale importanza: “Road Of The Cross” e “Rock And Roll Angel”, in perfetto “Rainbow-epic-style”; “Below” e la title-track, che sembrano uscite da Holy Diver; “The Last Revolution” strizza l’occhiolino al dark sound di The Duke, salvo poi smentirsi sul refrain in stile Whitesnake; le settantiane “Burn Your Flame” e “World Gone Mad”, per finire con la ciliegina sulla torta, “I Walk Alone”, cover del singolo tratto dal debutto solista della conterranea Tarja Turunen (ex-Nightwish).

E’ dunque arrivata la gloria anche per quanto riguarda il solo-project, fortissimamente voluto e strenuamente sostenuto a dispetto di tanti nasi storti. Non è il disco della consacrazione. E’ il disco che è lecito aspettarsi da una delle più grandi voci del panorama heavy del nostro tempo.

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Tracklist:

  1. Spirit Black
  2. Below
  3. Road of the Cross
  4. The Last Revolution
  5. City Inbetweeen
  6. Rock And Roll Angel
  7. Burn Your Flame
  8. World Gone Mad
  9. I Walk Alone
  10. The Sun Goes Down (bonus track inclusa esclusivamente nella prima edizione limitata, in digipak)

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