Recensione: Spiritus Italicus
Hesperus torna a far parlare di sé e del suo progetto Hesperia con questo nuovo “Spiritus Italicus”. Un’opera che, fin dal titolo, mette in luce, qual’ora ce ne fosse ancora bisogno, la principale fonte d’ispirazione per il mastermind del gruppo: l’Italia e il suo patrimonio culturale. Dopo “In Honorem Herois”, ecco dunque vedere la luce la terza parte del concept dedicato all’Eneide.
Della profondità e dell’enorme background culturale degli album degli Hesperia si è già ampiamente discusso. Non si tratta, infatti, di dischi per tutti, per quanto uno degli scopi che il mastermind Hesperus si ripromette sia proprio quello di diffondere la “cultura italica”. Quelle opere, cioè, che sono patrimonio della nostra nazione e della nostra storia, spesso purtroppo dimenticate se non addirittura osteggiate. Opere impregnate dello “spirito italico” (da cui il titolo), di quei valori che hanno fatto nascere e hanno reso grande la nostra penisola.
L’Eneide ne è, ovviamente, uno degli esempi più illustri e la base per un concept estremamente impegnativo e ambizioso che giunge con questo album al terzo CD.
Per quanto riguarda il sound, non ci troviamo di fronte a grosse rivoluzioni rispetto al precedente “In Honorem Herois”, gli Hesperia rimangono fedeli al proprio genere elettivo, pur arricchendolo di nuovi elementi. La base è sempre un black metal molto variegato, capace di assimilare al proprio interno un gran numero di influenze diverse e di inserti che vanno dalla musica sinfonica al thrash, al rock. Per quanto riguarda la voce, come sempre la prova di Hesperus dietro al microfono si dimostra quasi schizofrenica con passaggi in growl, in scream, in voce pulita, in parlato e in vari altri stili più o meno cupi o aggressivi, in un elenco quasi troppo lungo per essere completamente riportato.
Impressionante anche il numero di guest coinvolti, tutti provienti dalla scena metal estrema italiana: Mancan (Ecnephias), Abibial (Imago Mortis), Namter (Gaszimmer, Ab Aeterno, Namter, ex Apolokia), Lord Inferos e Flagellum (Legion of Darkness), Fervs (Morkal), Porz (Malnatt), solo per citare i più famosi, più diversi altri meno noti e provenienti dal panorama underground.
In generale con “Spiritus Italicus” possiamo dire di assistere a una sorta di parziale ritorno alle origini, visto che alcune delle soluzioni apparentemente più semplici e melodiche adottate in “In Honorem Herois” sembrano esser state messe parzialmente da parte, per tornare ad alcuni dei toni quasi cacofonici che avevano caratterizzato album come “Il Ritorno di una Civiltà Arcaica”.
Buona parte della responsabilità di questo sound, a volte apparentemente dissonante, è data dall’estrema stratificazione delle canzoni. In ogni istante possiamo udire, oltre a un buon numero di strumenti, anche diverse linee vocali o parti campionate (che riproducono a volte dei dialoghi, altre semplici suoni). Tutto questo, insieme, può finire per confondere l’ascoltatore che si approssimi al CD in maniera incauta o non sufficientemente preparata.
Alcuni campionamenti, però, sembrano un po’ fuori luogo anche a noi, in particolare un passaggio presente proprio nel brano d’apertura del disco: “Sibylla”.
La ricchezza degli strumenti utilizzati (mai così tanti e così diversi tra loro, da quelli storici a quelli più moderni), la stratificazione dei brani in tanti livelli sovrapposti composti da voci e musiche, crea una apparente maggiore complessità rispetto al passato. Al contrario, invece, sotto il profilo del songwriting è evidente una maggiore semplicità e linearità, avendo quasi del tutto abbandonato i tempi dispari in favore di componimenti per larga parte in 4/4.
Come già in passato, inoltre, questo CD contiene svariati contenuti multimediali accessibili via PC. In questa occasione, però, Hesperus sembra essersi veramente superato. Un vero e proprio sito internet permette di accedere al concept su cui si basa la filosofia della band e di tutti i dischi; la narrazione per immagini di ogni canzone; un piccolo tour del luogo in cui l’album è stato registrato (il castello di Pievefavera, vicino ai Monti Sibillini); il videoclip di “Il Ritorno di una Civiltà Arcaica”. Grazie ai contenuti multimediali, inoltre, è possibile cercare di scoprire il “secondo album nascosto nell’album”, a voi scoprire di cosa si tratta.
Per concludere, il project Hesperia si arricchisce di una nuova uscita, un nuovo capitolo dell’avvincente concept che, tassello dopo tassello, Hesperus sta assemblando ormai da molti anni. I fan del gruppo potranno sicuramente trovare in questo “Spiritus Italicus” pane per i loro denti e un sound più ricco che in passato. Tutti gli altri faranno bene a presentarsi preparati, perché il sound degli Hesperia è così particolare e, a tratti, apparentemente cacofonico, da rischiare di scoraggiare l’ascoltatore meno accorto che dovesse approcciare questi cd nel modo sbagliato.
Alex “Engash-Krul” Calvi
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