Recensione: Split 3”

Di Matteo Bovio - 20 Febbraio 2003 - 0:00
Split 3”
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Genere:
Anno: 2002
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80

Queste cose fanno benne all’underground, eccome!!! Peccato sia difficile procurarsi una copia di questo spettacolare 3″, perchè c’è veramente da divertirsi parecchio… Complessivamente 7 minuti di musica, ma di una intensità che è qualcosa di pauroso! Quindi occhio ad interpretare il mio voto in quest’ottica; cioè nella prospettiva di un lavoro dalla durata molto breve (che dipende chiaramente anche dal formato). Al momento di un eventuale acquisto dunque un’occhiata al prezzo è obbligatoria…

Per i Benumb solo 3 pezzi, nei quali decidono di sfoderare tutta la potenza di cui sono capaci. Bè, mirabile lavoro nonostante i vocalizzi che, come in altre circostanze, mi lasciano ancora una volta perplesso. Grindcore non solo veloce ma anche pesante, che nulla concede al compromesso come sempre più succede per i gruppi che emergono un po’ nella scena. Purtroppo questo è tutto quanto posso dirvi dall’ascolto che c’è a disposizione.

Pazzesco invece il lavoro per i Pig Destroyer: non ricordo di averli mai sentiti in così gran forma! “Black Centipede” apre e passa velocissima, per lasciare spazio ad una super incazzata “Black Dice”. Solo da questo incipit di due pezzi è chiaro come l’attitudine distruttiva di questa band sia portata all’eccesso. Ma il colpo di scena arriva con “Fuck You Up And Get High”: uno stacco di batteria introduce un brano dall’attitudine chiaramente crust e che lascia anche intravedere il lato corer della band. Quello che ne esce è un qualcosa di veramente impressionante, seppur racchiuso in pochi secondi.

“Hymn” ci mostra ancora una volta questa facciata corer con i suoi notevoli spunti al limite del thrash, e in mezzo a tanta incrompromessa velocità offre quella che a stento si può definire una tregua. Perchè poi si riparte subito per chiudere in bellezza con le ultime due tirate. Quando finiranno questi 7 minuti vi sembrerà di aver piazzato il cd nel lettore da almeno un’ora, questo è poco ma sicuro…

Il bello di questo split è che le due band hanno trovato uno spazio dove potersi esprimere ancora con la grinta e l’irrazionalità dei primi lavori, il tutto con la conoscienza e l’esperienza accumulata con gli anni e con i lavori fatti. Se volete dare un’occhiata a cosa sia il grindcore puro, quello vero, quello sentito, vi assicuro che questo lavoro è perfetto. Quindi vi prego di passarmi un 80 nonostante la durata, perchè in casi come questi ci si può solo inchinare. Se prendere a calci in culo è un’arte, allora Benumb e Pig Destroyer sono artisti con la A maiuscola!
Matteo Bovio

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