Recensione: Split 7”
Split da paura, sicuramente tra i migliori proposti in quest’ultima annata: produzione che ci lascia la conferma per quello che riguarda la nuova sensazione dal nome Leng Tch’e, e la speranza per il nuovissimo e superbo progetto Black Ops. La The Spew Records trova in questo 7″ l’uscita più azzeccata dei suoi esordi, segnando fin da subito il proprio nome nella lista di etichette da tenere d’occhio.
Leng Tch’e: aggiungono così qualcosa a quanto già detto nel loro modesto esordio. Formatisi di recente con membri di spicco nella scena underground belga (di per sè già buona garanzia), decidono di perpetrarci una tortura differente da quella corrispondente al loro monicker: invece di lame affilate, ai nostri sono sufficienti i normali strumenti di ogni metal band degna di tale nome. Il prodotto è un insieme di blast-beats e brutalità memorabili. Dovendo dare un voto al singolo prodotto assegnerei un 75 un po’ in eccesso. Da premiare infatti lo spirito e l’impatto, ma ancora un po’ troppo elementare il songwriting. Da un suono come il loro ci si aspetterebbe infatti qualche elaborazione in più, che scongiurerebbe il pericolo della ripetitività che talvolta affiora. Nell’auttuale stato di cose posso invece solo parlare di un gruppo dalle buone capacità, ma non oltre lo standard.
E ora il momento della verità: i Retaliation rischiano di perdere il primato nella mia personale playlist grind. E chi poteva scalzarli dalla vetta se non un loro side-project? Sì, perchè in questi Black Ops militano membri di Retaliation, Impaled e Murder Contruct!!! Cinque pezzi che ci presentano un modo di suonare grindcore incredibile: ci colpisce la velocità furiosa di “Black Day In Paradise”, geniale nel miscelare il groove del contemporaneo grind allo stile che i Carcass coniarono anni fa.
L’utilizzo di una doppia voce evidentemente ispirata al modus operandi degli Impaled viene affiancato ad un riffing invece molto alla Retaliation. Il prodotto nel suo insieme è comunque molto personale e fa emergere dettagli debitori a tutta la scena grindcore, senza tralasciare nulla. Ottime le parti di batteria, taglienti dei blast-beats e furiose negli stacchi crust. Elogio particolare poi a “Pain Is Warkness Leaving The Body”, migliore song in assoluto.
Fin troppo facile tirare le somme: amanti del genere, buttatevi a testa bassa su questo lavoro, e pregate che per i Black Ops non sia finita qui!!! Per quello che riguarda i Leng Tch’e ci vuole secondo me un pizzico di inventiva in più, e il gioco sarà fatto! Il 7″ dell’anno è servito…
Matteo Bovio