Recensione: Split CD
Dopo due release esaltanti quali l’esordio dei Funeral e l’ottimo capitolo Runemagick, stavolta la nordica Aftermath spara quasi a salve con la coppia Cult of Catharsis – Opus Forgotten ed un prodotto che mi lascia abbastanza indifferente.
Il primo quintetto di composizioni è appannaggio dei defunti Cult of Catharsis, ripescati dal loro sonno con l’intento di pubblicarne alcune tracce pensata per un full lenght denominato Lord of the Gallows e mai edito dalla band di Bergen.
Non sarò un amante delle sonorità epiche o vichinghe, ma la differenza tra un combo poco ispirato e scarsamente stimolante come questo e due mostri sacri a caso quali potrebbero essere Moonsorrow e Falkenbach è abissale. Ciò che la band mi ha comunicato è stata una semplice e non censurabile voglia di suonare black metal vichingo, senza però andare oltre la scarsa sostanza di vocals a mezza via tra il cantato pulito ed uno sporco ma sgraziato, sparuti cori altrettanto goffi, ritmiche dalle velocità medie senza gran vigore ed un uso “d’ordinanza” delle tastiere. Qual’è una delle cose più importanti in un disco di questa risma se non l’atmosfera ed il potere descrittivo? Purtroppo, sono proprio questi a latitare, non aiutate da un uso scolastico dei synth ridotti a riempitivo piacevole ma che non costruisce strutture avvolgenti che liberino l’immaginazione, con tratti persino imbarazzanti per pochezza come nell’assolo di “Blade Of The Prowler“.
Sono veramente troppo pochi gli attimi da salvare, per una band che non va oltre i lati piacevoli ed evocativi tipici del genere e non dovuti alla classe dei musicisti in questione. Per chi volesse farlo, sarà possibile seguire la carriera dei membri dei Cult of Catharsis attraverso Aeternus, Helheim, Einherjer, Malice in Wonderland e Taake, band nelle quali militano o hanno militato i cinque guerrieri.
Dopo anni di cordiale e silenziosa partecipazione, arriva il momento per Opus Forgotten di rompere gli indugi e pubblicare finalmente un esordio discografico, dopo ben nove anni di attività più o meno continuativa. Si apre il sipario sulla seconda parte dello split, ben più vigorosa e manifestazione della volontà di personalizzare il sound black tramite l’uso del violino, scelta non comune adottata per almeno quattro dei sei brani registrati. Riff death/black decisi in fatto di distorsione e durezza, alternati a sentori black norvegesi, ritmiche molto secche e martellanti, scream ed atmosfere che mi hanno fatto ripensare ai vecchi Dimmu Borgir del primo periodo di celebrità. Dal mazzo estraggo su tutte “Bloodfrozen Memories“, con la sua partenza ronzante ed heavy, pronta ad aprire alle melodie delle chitarre che crescono costantemente col compagno d’archi. Decisamente più ordinaria e stilisticamente diversa la conclusione del turno per la band di Bloodpervertor (già session man dei Carpathian Forest). Suoni diversi ed in un certo senso “peggiori” rispetto alle precedenti, “Wish For Death” dal classico riff death metal all’americana (Morbid Angel – Deicide) e la successiva “Demon Of Destruction“, al contrario, la più black della tornata con tanto di timide tastiere, ma entrambe prive dell’accorgimento del violino.
Anche se più curiosi, dopo un ascolto non ho avuto mai la voglia di risentire di nuovo i brani degli Opus Forgotten, trovandoli relativamente allettanti e con le gambe corte se privati dell’ “idea” del violino che, sarà sicuramente un inserto intelligente, ma mi stupisce davvero poco.
Al rush finale gli Opus Forgotten la spuntano sui compagni Cult of Catharsis, anche se comparando queste proposte musicali dal profilo medio/basso, è un propendere soltanto per quella lievemente più gradevole delle due.
Tracklist:
Cult Of Catharsis:
01. In Times Of The Oath
02. Blade Of The Prowler
03. Enter The Mist
04. Rage & Thunder
05. Lord Of The Gallows
Opus Forgotten:
06. Unleash The Fury
07. The Prophecy
08. Corpse Of Divinity
09. House Of The Holy
10. Bloodfrozen Memories
11. Wish For Death
12. Demon Of Destruction