Recensione: St. George’s day Sacrifice Live in Manchester
I Saxon ci hanno preso gusto. In questi ultimi anni le uscite dalla classica “S” alabardata si sprecano per davvero. La cosa più bella, però, è che non si tratta di filler, come accade per altri illustri colleghi, ma di mazzate 100% british steel in mezzo ai denti, pressoché a ogni tornata.
Il doppio album St. George’s day Sacrifice Live in Manchester costituisce “solo” l’ultima colata d’acciaio documentata su Cd in sede live in quel di Manchester lo scorso 23 aprile, il giorno del Santo Patrono della vecchia Albione. Certo, ben altro sapore avrebbe probabilmente avuto la stessa scaletta proposta nella medesima data nel cuore del Loro Yorkshire, ossia sul palco della monumentale Sheffield City Hall, ma bisogna ammettere che anche il Ritz di Manchester possieda quell’aura necessaria a griffare degnamente l’uscita discografica di uno dei monumenti dell’heavy metal mondiale, prima che inglese.
Missato e masterizzato da Andy Sneap e prodotto dallo stesso Biff Byford, St. George’s Day Sacrifice, come facilmente arguibile, si riferisce alla data tenuta a Manchester durante il tour di supporto all’album Sacrifice lo scorso anno e i brani che compongono il running order del primo Cd lo testimoniano ferocemente. Lontano anni luce dal suono spento e stantio offerto da The Eagle Has Landed III, Live in Manchester possiede la possanza siderurgica di Heavy Metal Thunder – Live – Eagles over Wacken ma con un suono ancor più “secco”, che non lascia prigionieri fra i defender.
Le vere sorprese si annidano nella prima parte del concerto, nel momento in cui i Sassoni propongono a mani basse i pezzi tratti dall’ultima Loro fatica discografica, alternati da evergreen consolidati (Power and the Glory, And the bands played On) e altri che lo diventeranno a breve (I’ve Got To Rock To Stay Alive, Conquistador). Citazione obbigatoria per Guardians of the Tomb, che dal vivo rende oltremisura rispetto a quanto sentito su Sacrifice. L’interazione fra Peter Rodney Byford e i metaller mancuniani è fottutamente british, assimilabile a quanto fa ad esempio Bud della Strana Officina quando suona nelle lande italiche e, probabilmente, rappresenta il valore aggiunto specifico di questo live album rispetto ad altri, giustamente più orientati verso un taglio internazionale. Il secondo Cd non presenta novità di rilievo, inanellando classiconi su classiconi che non abbisognano di certo di ulteriori approfondimenti. Unica voce fuori dal coro Stand up and Fight, da Sacrifice, affilatissima rispetto alla versione studio.
In definitiva, dopo essersi sparati due ore di acciaio britannico purissimo attraverso i padiglioni auricolari si materializza sempre più l’idea che St. George’s Day Sacrifice sia prodotto tipicamente fatto per i veri fan del combo capitanato da Byford e Quinn.
Ma la vera domanda è: abbiamo ancora bisogno di un album live dei Saxon, oggi, Anno Domini 2014?
Da queste parti si risponde affermativamente, da altre non ne saremmo poi così sicuri…
Bloody hell… c‘mon Stallions!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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