Recensione: Star Messenger
Arrivano dal pianeta Palermo, costellazione Trinacria, questi quattro alieni già impegnati in diversi progetti (Haemophagus, Undead Creep, Close To Collapse ed Urania) ed unitisi in questa band davvero interessante.
I Sergeant Hamster sembrano uno strano ibrido (frutto di un rapimento extraterrestre?) tra Hawkind e Black Sabbath, presentandoci un’ottimo stoner rock lisergico e spaziale che ricorda, quanto meno nelle coordinate stilistiche, i buonissimi Insider di “Jammin’ For Smiling God” (del 2000).
Ottima presentazione quella della band, con un dischetto autoprodotto e curato nel dettaglio correlato da biografia, splendida se pur semplice veste grafica ed una produzione scarna e funzionale, essenziale e mirata.
Dopo l’intro “Impulse 069” i membri della spaceship (come loro stesso si definiscono) partono subito alla grande inanellando per i cinque brani seguenti una serie di canzoni omogenee, egualmente influenzate dal Sabba Nero, dai suoi figli riconosciuti e dalla sua progenie bastarda e reietta.
Tanto i Down di Anselmo, epurati dai ogni tossina paludosa di New Orleans, quanto (e come potrebbero mancare?) i seminali Kyuss appaiono tra le tracce digitali del CD, rielaborati in modo davvero esemplare dalla band sicula.
Si ha davvero l’impressione di essere abbandonati nello spazio siderale, con la nostra scorta d’aria ormai alla fine, il cervello in deficit d’ossigeno ed il cordone ombelicale, che legava la nostra tuta alla nave madre, irrimediabilmente reciso.
Andare alla deriva, osservando la magnificenza delle stelle, tra i riff che lo zio Iommi ci ha insegnato e rallentamenti davvero “glaciali” ci abbandoniamo, rassegnati, o forse semplicemente estasiati.
Ottimo disco!
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Tracklist:
01. Impulse 069
02. Universe Ride
03. Raise Hell
04. Star Messenger
05. Tom
06. Sleepless
Line Up:
Simon – Voce
Giorgio – Chitarre, voce, synth
Spadino – Basso, samples
David – Batteria