Recensione: Star Tales
Dietro a questo nuovo progetto dal nome assai curioso, Dol Ammad, si cela tutta la creatività di un giovane tastierista greco, tale Thanasis Lightbridge, il quale, supportato da personaggi del calibro di Alex Holzwarth (batterista dei Rhapsody) e Sascha Paeth (producer metal di grande fama) ci propone un debut album davvero particolare e interessante. Si tratta infatti di un’opera di rara originalità, che sfamerà i palati sempre più esigenti dei tanti metallari alla ricerca di qualcosa di veramente innovativo. Riporto semplicemente la dicitura in copertina: “Electronica Art Metal”. Spesso purtroppo questi accostamenti altisonanti lasciano presagire una vera e propria “ciofeca” mascherata da promo sensazionale e da belle parole, ma per fortuna questa volta siamo di fronte a un disco di buona fattura, che cattura l’attenzione per l’abbinamento di due mondi finora molto lontani: il metal e l’elettronica.
Tanto per essere chiari, provate a fondere maestosi cori alla Rhapsody, musica elettronica con atmosfere fra l’apocalittico e l’etereo e ritmiche pesanti che in alcuni episodi si lanciano in velocissimi attacchi in doppia cassa. Il tutto sorretto da un muro chitarristico profondo e cupo che non regala solismi, ma una sempre massiccia dose di potenza. Indiscusse protagoniste le tastiere di Lightbridge che donano a tutto il cd un clima quasi surreale. Si spazia senza grossi problemi attraverso una grande gamma di stili: dal progressive ambient di pezzi come “Weaver’s Dance“, “The Veil” e “The Hill Of Hope” giocate su tempi sostenuti e cori sontuosi, ai tratti psichedelici della conclusiva “Mission Butterfly“, all’elettronica nuda e cruda di “Dreamport” e “Back To The Zone“, per arrivare alle tremende bordate symphonyc speed di “Eclipse“, “Vortex 3003” e della splendida “Master Of All” che per il sottoscritto rappresenta la vera hit dell’album, dotata di un chorus stratosferico e di un drumming devastante.
In generale mi sento di promuovere senza grosse remore questo ispirato debutto dei Dol Ammad, anche se vanno rimarcati alcuni piccoli difetti. In primis la produzione che, pur non essendo malvagia, risulta a volte troppo “pocciata”. I suoni spesso si “impastano” e data la ricchezza strumentale e corale sarebbe stata preferibile una maggiore definizione e pulizia, anche per quanto riguarda la batteria i cui piatti a volte sporcano eccessivamente il sound complessivo. In secondo luogo ho trovato alcune tracce, in particolare quelle molto lunghe e prog-oriented, troppo prolisse e senza una precisa ossatura e, per quanto sia apprezzabile lo sforzo sperimentale, mi è sembrato che a volte il pur bravo Lightbridge abbia ecceduto in stravaganza rendendo i brani poco digeribili. Comunque sia vi consiglio di scaricare i samples dal loro sito ufficiale per farvi un’idea più precisa di questi nuovi promettenti Dol Ammad.
Tracklist:
01. Dreamport
02. Eclipse (Corona Of The Sun)
03. Weaver’s Dance
04. Boxed Daylight I
05. Boxed Daylight II
06. The Veil (Seven Face Danger)
07. Back To The Zone
08. Master Of All
09. Hill Of Hope
10. Kruug
11. Vortex 3003
12. Mission Butterfly