Recensione: State Cows

Di Fabio Vellata - 17 Settembre 2010 - 0:00
State Cows
Band: State Cows
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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67

Copertina divertente e toni rilassatissimi per gli State Cows, neonata band originaria di Umeå, città costiera svedese che vanta discrete tradizioni in un ambito decisamente non molto “scandinavo” come quello della musica westcoast.

Daniel Andersson e Stefan Olofsson, fondatori del progetto, ne sono diretta testimonianza. Devota sin dalla tenera età ai suoni edulcorati, smussati e distesi di Steely Dan, Bill Champlin, Pages ed Airplay, la coppia di musicisti ha – dopo un illuminante viaggio losangelino alla scoperta delle radici di un suono tanto singolare quanto unico – tentato più volte la strada discografica, prima con uscite soliste, ed in seconda battuta con la fondazione dei 2nd Arrangement, dando alla luce release minori, destinate a non ottenere riscontri di particolare entità e sbocchi concreti.
Avvisaglie e tentativi tuttavia funzionali nel garantire una fisionomia credibile alla loro migliore espressione musicale, partorita solo qualche anno dopo proprio con gli State Cows, elaborazione di stilemi votati ad atmosfere eleganti e soffusamente cadenzate, intrise di tutto ciò che il genere prediletto ha codificato sin dagli anni settanta.

Westcoast senza compromessi dice la biografia: per una volta non un’esagerazione, ma un indizio reale di quanto proposto.
Novelli Graydon e Foster, i due svedesi ripercorrono, infatti, con grande coerenza, le radici di un genere essenzialmente di nicchia, mettendo a regime una serie di brani scritti con ogni probabilità senza il minimo pensiero commerciale, ma ad esclusivo vantaggio del proprio estro e desiderio di fare musica.
Ricollocando in rapida sequenza echi dei già citati Steely Dan e Bill Champlin, passando per Toto e Chicago, via via sino a scomodare addirittura Al Jarreau e Manhattan Transfer, i risultati si materializzano nelle vesti di una sequenza di composizioni di sicuro interesse per gli appassionati – a cavallo tra setose suggestioni melodic e divagazioni al limite del jazz – non al riparo tuttavia da momenti francamente un po’ ripetitivi e sin troppo rilassati.

Buone espressioni melodiche di AOR da immaginario californiano alimentano tracce quali “I’ve Changed”, “Riding The Highway” e “Mystery Jane”, attimi godibili in cui lo “stile” prevale su ogni altra caratteristica, offrendo un’ipotetica colonna sonora a sequenze di vita “costiera” a stelle e strisce.
L’impressione di qualcosa di troppo poco movimentato e leggermente monotono attanaglia inesorabile invece in altri frangenti, lasciando spazio a qualche sbadiglio ed a situazioni ciondolanti e sonnacchiose.
“Come To The Point”, “Looney Gunman” e “Tunisian Nights” rischiano pertanto di rimanere episodi apprezzabili solo da un ristrettissimo pubblico di strenui sostenitori dell’AOR westcoastiano più integerrimo e tradizionale, con rarissimi sussulti ed un profilo melodico sfuggente e poco incisivo, che alcuni definirebbero in modo sarcastico “musica da ascensore” (“Lift Music” la chiamano al di là dell’oceano).

Aiutati da un nucleo di session parecchio nutrito (tra i quali, impossibile non notare il celebre Jay Graydon, autentico precursore e caposcuola della westcoast), Andersson ed Olafsson raggiungono dunque l’agognata meta, mettendo in circolazione un distillato di purissimo AOR westcoastiano pensato – con tutti i rischi che questo comporta – per soli cultori e veri specializzati del genere.

Un omaggio ai propri maestri ed un elogio alla coerenza artistica.  Un disco non certo fondamentale insomma, non di prima fascia e dagli esiti altalenanti, seppur talora piacevole e, tutto sommato, sufficientemente riuscito.

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Tracklist:

01.    I’ve Changed
02.    New York Town
03.    Come To The Point
04.    Stella By The Barlight
05.    Mystery Jane
06.    Painting A Picture
07.    Tunisian Nights
08.    Looney Gunman
09.    Riding This Highway
10.    No Man’s Land  (Instrumental)
11.    Lost In A Mind Game

Line Up:

Daniel Andersson – Voce / Chitarra
Stefan Olofsson – Tastiere / Basso

Additional musicians:

Jay Graydon – Chitarra
Peter Holmqvist – Chitarra
Mikael Sandström – Chitarra
Petri Kivimäki – Sax
Göran Turborn  – Chitarra
Fredrik Lundgren – Chitarra
Peter Olofsson – Batteria
Peter Fredlander – Batteria
Stefan “Kilju” Lindblom – Basso
Mikael Emsing – Percussioni
Pär Wretling, Olle Lindgren, Markus Asplund – Tromba
Marcuz Granberg, Christian Thomsen – Cori
 

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