Recensione: State of Euphoria
State of Euphoria è una bomba programmata per colpire a suon di pennellate Mosh Thrash qualunque molecola d’aria si presenti nello spazio e proiettarla direttamente ai livelli neuronali del cervello. Il platter si colloca con notevole successo in un momento fondamentale per il thrash made in U.S.A. che vive proprio un quegli anni una sorta d’età dell’oro. Degno successore del capolavoro Among the Living (1986) è pure il predecessore del discusso Persistence of Time (1990). La devastante e solidissima line up è quella che ha fatto storia e vedeva dietro gli strumenti i magnifici 5: Belladonna, Benante, Spitz, Bello e Ian, a porsi come fautori assoluti di un panorama thrash tra i più potenti mai realizzati.
Mi si permetta una breve, ma dovuta divagazione. La sottile differenza tra Among the Living e questo State of Euphoria sta principalmente nella maturazione della band che dalla ricca “spontaneità” estroversa del disco targato 1986 passa ora ad un songwriting più meditativo e ricercato attraverso melodie grigie, introspettive e nebulose nonchè incidenti lyrics trattanti temi di denuncia sociale od analisi psicologica. Domandarsi quale sia il più significativo è impossibile e, pur eleggendo Among the Living al titolo di Re del Mosh Sound di sempre, State of Euphoria ne può sicuramente rappresentare il degno successore collocandosi di fatto appena uno scalino più in basso.
Apre l’insana e coinvolgente Be All, End All potente espressione di componenti thrash sempre più caratteristiche ed articolate, cariche di notevoli e dense ritmiche; si passa poi all’estrema caratura tecnica di una Out of Sight, Out of Mind guidata sapientemente dalla distinte moshing lines loro marchio di fabbrica e consistenti in quelle particolarissime rallentate e cadenzate ritmiche che fungono da cambio di tempo nello sviluppo delle songs; non è facile correre dietro il significato profondamente scandito, secco e corposo di cantati così estremamente ricamati da un Belladonna che oltre non sarebbe più potuto andare e dall’imprevedibile ed esplosiva doppia di Charlie Benante ormai irreversibilmente posseduta dalle ritmiche perfettamente scandite dell’ “Anthrax Thrash Sound” già assaporate intensamente nel capolavoro precedente Among the Living. L’introspettiva Make Me Laugh, “religiosa” song nel sound e nelle lyrics si sviluppa attraverso una linearità vorticosa e turbolenta a calamitare violentemente sotto l’azione di forze soniche l’ascoltatore verso condotti che dilatano il tempo; si passa poi alla famigerata Antisocial, cover dei Trust, dalle melodie così fortemente “homeless street life”. Who Cares Wins è l’avvicinamento più pericoloso a ciò che gli Anthrax avrebbero potuto produrre ovvero il thrash più introspettivo forse che si possa trovare in circolazione: tecnico, martellante, ma sempre razionato nella sua netta pulsazione ritmica; insomma il fatto che la band stia correndo border line tra la ragione e la follia ormai è dimostrato in questa proposta come è un dato di fatto che non possano comunque prescindere dalla loro vena Hard/Thrash Core che spinge nuovamente per uscire soprattutto a tratti proprio in Now It’s Dark, splendida song essenzialista dell’attuale filosofia fine anni 80. E si arriva a Schism, song sviluppata sui più classici canoni thrash del loro recente passato, molto tirata, tecnicamente ben costruita e potente, forse anche l’unica che avrebbero potuto curare un po’ di più, ma che necessariamente doveva essere presente per legare il presente con il passato. Misery Loves Company è sottilmente melodica, la produzione a tratti localmente ecata la rende originale, la battuta e le ritmiche (cori compresi) la trascinano sull’accattivante, ma senza eccessi, e poi presenta una parte solista fantastica. Incomprensibile e stordente strano profumo questa “follia n° 13” prima di inabissarsi nel Finale che parte in un deciso, potente e roboante stile Bay Area regalando davvero atmosfere da ricercatissimo Thrash Sound a cambio di ritmo.
State of Euphoria è un ottimo disco, un mezzo capolavoro che si colloca immediatamente dietro Among the Living e per questo consigliato caldamente. Diciamo che gli si può tranquillamente conferire il compito di guardiano delle chiavi della fetta di Giardino dell’Eden che gli Anthrax si sono meritatamente conquistati nella loro storia, Giardino il cui cartello di accesso scrive: Riservato ai Grandi Maestri del Thrash Bay Area.
– nik76 –
Tracklist:
01- Be all, End all
02- Out of Sight, Out of Mind
03- Make me Laugh
04- Antisocial
05- Who Cares Wins
06- Now it’s Dark
07- Schism
08- Misery Loves Company
09- 13
10- Finale