Recensione: Stati Alterati
Valerio Rizzotti – Chitarra
Alex Olivieri – Tastierista
Sebastiano Pinnarò – Basso
Christian Marino – Batteria
Avere un interesse per un genere musicale significa scavare nel suo profondo e portare in superficie entusiasmanti rivelazioni, per questo motivo consiglio a chiunque non conosca questo gruppo di informarsi al più presto per avere una copia alterata di questo magnifico esempio di fusione tra progressive metal e rock alternativo italiano. Le mie orecchie sono fiere di presentarvi un nuovo genio tricolore in vita da appena due anni ma già in possesso di una dimostrazione incisiva e spaventosa per tecnica strumentale ma soprattutto per la qualità della composizione. Come spesso accade quando fra le mani stringo un grande EP anche in questo caso mi riferisco alla prima autoproduzione di un gruppo che non ha ancora firmato un contratto, tuttavia la registrazione effettuata agli IndyStudios di Varese è eccellente e credo non impiegherà molto tempo a ripagare i suoi artefici. Apprezzabile anche la scelta dei suoni che nonostante non sia proprio originale comunque vanta una degna resa sonora, impatto dovuto alla caratteristica principale del gruppo ovvero il pregiato songwriting. Quattro tracce che tagliano le gambe ai novellini del genere progressive, convinti che per diventare famosi con un disco di successo basti far riferimento alle influenze più scontate in questo panorama, proprio per questo nell’atto in cui il sipario dovrebbe chiudersi lo vediamo aprirsi e dare scena ad un’estenuante corsa tecnica verso la melodia e l’aggressività. Quattro ragazzi che sfruttano il breve tempo concesso dall’anonimato per mordere i secondi in fretta e furia dando prova di tutta la loro audacia, il risultato non è altro che assolutamente promettente.
Pochi gruppi che si cimentano in questo genere cantano in italiano. Finalmente ne troviamo uno nuovo che ha avuto il coraggio di rivalutare il gradevole accostamento metrico della lingua italiana con la musica propria del belcanto operistico, non posso infatti negare in quarta posizione le rievocazioni inevitabili cui la mia mente va incontro non appena il gruppo fa luce ad enormi ispirazioni italiane che hanno firmato il progressive rock di tanti anni fa nella nostra penisola. Il discorso compositivo che viene edificato non fa una piega, ogni brano conserva lo stesso impatto in termini di forma e contenuto, ventiquattro minuti ben scritti ed equilibrati che nella loro micidiale coerenza progressiva testimoniano tutto il timore che una band di questa portata può incutere.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Amnesia
02. Allucinazioni Temporali
03. La Sindrome
04. L’incubo