Recensione: Still As The Night, Cold As The Wind
I Vital Spirit si presentano sulla scena musicale black con il loro primo full length, “Still As The Night, Cold As The Wind”, anticipato (come di consueto) dall’EP “In the Faith That Looks Through Death”. Il duo di Vancouver apporta una proposta musicale peculiare a partire dall’insolita copertina, riportante soggetti ed accostamenti cromatici decisamente inusuali per un’opera black metal. Il disco procede lungo una durata di 36 minuti, abbastanza da renderlo riascoltabile e non pesante, nonostante comunque una struttura dei brani non banale. Il lavoro dei nostri infatti risulta molto vario: si parte dalla traccia di apertura “Blood and Smoke”, ben costruita e con un ottimo bridge acustico; per poi passare a “Bad Hand”, brano più classicamente black metal, senza soluzione di continuità o cali di ritmo. Gli intermezzi acustici sono all’ordine del giorno ed ottimamente inseriti in ogni contesto, in particolare notevoli le sezioni in “The Long Walk” (che arricchiscono la progressione di un brano con un’ottima dinamica) e dell’intermezzo “Saccharine Sky”; composizioni che portano ad atmosfere totalmente estranee ma incredibilmente calzanti, roba che colleghi dall’orecchio fine definirebbero da spaghetti western stile Sergio Leone. Acuti rimarchevoli sono anche “Withering Fire” e la conclusiva “Lord of the Plains”, che se vogliamo rappresentano gli estremi stilistici all’interno dei quali si trovano le varie sfumature di quest’opera: il primo pezzo più trascinante e semplice, il secondo più cadenzato ed elaborato.
In definitiva questo duo di Vancouver calca le scene con grande personalità, proponendo un lavoro coraggioso e ben composto, accompagnato da una produzione adeguata. Certo, la copertina potrebbe lasciar perplessi i più, ma d’altronde cosa si dice riguardo libri, giudizi e copertine brutte?