Recensione: Still Burns

Di Andrea Bacigalupo - 23 Novembre 2018 - 8:30
Still Burns
Band: Irreverence
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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78

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Gli Irreverence sono nati a metà degli anni ’90 in quel di Milano per suonare un Thrash aggressivo e dirompente.

Il loro esordio discografico risale al 2001 con l’album ‘Toyally Negative Thoughts’, al quale ne sono seguiti altri tre prima di arrivare a ‘Still Burns’, nuovo lavoro prodotto da loro stessi e distribuito dalla STF Records.

L’album è un concept ispirato al film francese ‘La Haine’ (‘L’Odio’), scritto e diretto da Mathieu Kassovitz, che parla della vita di tre amici della periferia parigina durante un periodo di tensione nato da un brutale pestaggio di un ragazzo da parte di un agente di polizia, che lo ha ridotto in fin di vita.  

Il sound è un Thrash contaminato dal Death Metal, diretto ma sofisticato, senza fronzoli ma ben studiato, continuamente cangiante come le figure di un caleidoscopio, solo che i colori che le generano non sono brillanti ma foschi, cupi e terrificanti.

L’Odio, sentimento sul quale è imperniato il platter, viene riversato fuori a profusione dal lettore, fino a saturare l’ambiente in cui ci si trova, grazie ad una voce, quella di Riccardo Paioro, molto interpretativa, non troppo gutturale per essere considerata growl e non esageratamente urlata per essere uno ‘scream’ ma molto, molto arrabbiata e caustica.

La sezione ritmica, composta da Stefano Trulla al basso e Davide Firinu alla batteria, è un buon muro sonoro, sempre presente ed ostinata ed il lavoro delle chitarre, affidate allo stesso Paioro ed a Eros Melis, è pregevole, con riff taglienti, sagaci, impetuosi e, cosa fondamentale, variabili.

I brani sono strutturati per mantenere alto l’interesse, alternando sezioni veloci e dirette a tempi cadenzati con strutture più complesse, interponendo i cambi di tempo in modo inaspettato oppure anticipandoli con vibranti accelerazioni o estenuanti rallentamenti. Gli assoli, se presenti, sono importanti, sia quando entrano in contrapposizione con il pezzo, creando una momentanea frattura che poi si rimargina, sia quando sono in linea con esso, dando ancora più forza al suo contenuto.

L’opera consta di dieci tracce sferzanti, coinvolgenti e dinamiche legate da un’oscurità di fondo che rappresenta l’essenza dell’odio.

L’inizio è affidato a ‘So Far, So Good’, immediata, veloce e cattiva, frammentata da un mid-tempo stoppato e determinato che mette subito le cose in chiaro: gli Irreverence non fanno prigionieri.

Segue ‘Hate Still Burns’, un continuo gioco di tempi veloci e cadenzati, con alti picchi di energia.

Si passa poi all’ottima ‘Blind Times’, introdotta da un lento arpeggio e da strofe cantate in ‘clean’. Sembra tutto tranquillo ma i sensi avvertono un imminente cambiamento: il pezzo improvvisamente esplode e parte a raffica con un cantato che esprime contemporaneamente rabbia e rassegnazione. Una sezione stoppata e potente lo enfatizza, donandogli maggiore potenza ed incisività per mezzo dell’inarrestabile batteria che si contrappone a delle urla. L’assolo finale chiude pregevolmente la traccia, un Thrash ad alta detonanza.

Il lavoro prosegue con ‘Stylized Social Realism’, dove alle mazzate della batteria si lega la melodia delle chitarre. L’assolo è lento ed articolato, sostenuto da una base forte e significativa.

Passando per ‘Know Who I Am’, altamente ritmata ed eclettica, di potenza inaudita, e ‘Groomed Wall Skip’, esplosiva e potente, si arriva a ‘Scumbags’, un altro ottimo pezzo che cresce d’intensità fino a dirompere in strofe velocissime.

A seguire si ascoltano ‘The Choice’, veloce ed immediata con un’emozionante fase centrale strumentale, ‘Skyscrapers’, stoppata, arrabbiata con un ottimo assolo e a concludere ‘6.01’, una bomba ad orologeria il cui timer è arrivato alla fine. La velocità del pezzo è più controllata rispetto alle tracce precedenti ma la potenza è sempre deflagrante fino ad un completo distacco, dove una narrazione in italiano parla degli effetti che ha l’odio quando ti invade. Poi il pezzo riprende accelerando, concludendosi con una frase del film dal quale trae ispirazione, recitata in francese.

Lavoro maturo questo ‘Still Burns’, non c’è che dire. Gli Irreverence, con la formazione stabile dal 2014, anno di uscita del loro quarto album ‘Shreds of Humanity’, hanno messo a frutto tutta l’esperienza acquisita, componendo un album vario e valido, potente e dinamico senza cadere nell’esagerato. Assolutamente da ascoltare.

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