Recensione: Stille das nagende Schweigen

Di Filippo Tonzig - 17 Novembre 2003 - 0:00
Stille das nagende Schweigen
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Anno: 2003
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85

Non è un mistero la mia grande passione per questa band teutonica. I Nocte Obducta sono tra quegli artisti che, pur essendo sconosciuti ai più, riescono a coltivare un seguito da culto, a mio giudizio ben meritato, dal momento che la loro ormai rispettabile carriera non ha finora avuto cadute di livello, non solo da un punto di vista della qualità musicale, ma anche a livello di coerenza attitudinale; niente live, niente singoli, niente DVD, merchandising ridotto all’osso e soprattutto ben quattro splendidi album, uno più bello dell’altro.

La nascita dei Nocte Obducta risale al lontano 1993; negli anni la band è vittima di innumerevoli problemi, soprattutto dovuti all’abbandono di vari membri fondatori, che tra le altre cose portano ad un lungo periodo di crisi, tra il secondo e il terzo album, durante il quale la band cessa le attività.

Quello che andiamo ad esaminare è l’ultimo lavoro dei tedeschi, l’EP Stille, das nagende Schweigen (quiete, il silenzio rosicchiante). La line-up comprende tre membri storici: Torsten, der Unhold al microfono, Marcel Va. Tr. alla chitarra, basso e voce e Matthias R. alla batteria; ricordiamo che Matthias è anche il batterista degli Agathodaimon, band “gemella” che in passato ha condiviso con i nostri anche altri musicisti. Si affiancano agli “anziani” le new entry Thomas F. alla chitarra e Steffen:Emanon alla tastiera.

E’ bene dire subito che questo EP è qualcosa di particolare, innanzitutto si tratta di cinque pezzi nuovi di zecca, niente remix, cover, live et similia. In secondo luogo si tratta di un lavoro atipico, ben differente dal resto del materiale composto finora, il che è piuttosto peculiare in una band che, pur evolvendosi e rimanendo originale, è sicuramente tra le più “riconoscibili” del panorama. Si potrebbe quasi dire che si tratta di musica sperimentale, nel senso che di Black Metal non c’è molto, si tratta anzi di brani mediamente piuttosto accessibili.

Veniamo all’analisi traccia per traccia. Die Schwäne im Moor (i cigni nella palude) si apre con un bellissimo arpeggio al quale subentrano linee di basso e chitarra molto cadenzate. E’ un pezzo molto melodico caratterizzato da un inconsueto cantato a voce pulita, bassissima e sussurrata, sostenuta da accordi e fraseggi puliti. L’effetto è davvero suggestivo, l’atmosfera è incredibile, malinconica e toccante.
Segue Töchter des Mondes (i figli della luna). Di nuovo si tratta di musica piuttosto soft, i ritmi sono rallentati, melodie bellissime e arrangiamenti semplici nei quali le chitarre alternano accordi distorti a splendidi passaggi puliti fanno da tappeto alla bellissima voce di Torsten che con naturalezza invidiabile si destreggia tra linee pulite e il suo più tipico screaming Black. Nonostante si tratti di materiale poco tipico per la band, la firma Nocte Obducta è chiaramente percepibile; pur ambientata in uno scenario completamente differente, la matrice compositiva è la medesima cha abbiamo avuto modo di amare nei lavori precedenti.
Passiamo ora alla vera sorpresa, Der Regen (la pioggia), un brano con forti influenze Death; Torsten adotta per tutta la durata della song un pesante e cupissimo growl, inoltre l’arrangiamento delle chitarre è notevolmente più pesante. A tratti, nei momenti più veloci, mi viene in mente qualcosa dei Sepultura dei tempi di Arise; sono istanti brevi perché si tratta di una song piuttosto varia e ricca di rallentamenti e alternanze sia a livello di tempi che a livello di stile. Un brano notevole, così ben riuscito che mi viene da chiedermi, non senza un brivido di gelo, se i Nocte Obducta non abbiano intenzione, come tanti illustri predecessori, di fare il grande passo verso il Death Metal.
Non pensiamoci e ascoltiamo Tage, die Welkten (il giorno, gli avvizziti). Lo stile è quello della prima e seconda song, dalle quali non ci sono discostamenti particolari, salvo una accelerazione nella parte finale, dove ritroviamo la band in una veste più vicina a quanto ci saremmo aspettati. Di nuovo è un bellissimo pezzo, dovete ascoltarlo, se cercassi di descriverlo dovrei ripetere quanto detto sopra, con il rischio di darvi l’idea di un lavoro monotono, il che non è assolutamente.
Il brano conclusivo, Vorbei (al di là), è forse (ma la lotta è dura) il mio preferito, oltre ad essere quello in cui i Nocte Obducta sono più riconoscibili. Si tratta senza dubbio della traccia più violenta dell’EP, pur mantenendo la tipica melodicità a cui la band ci ha abituato negli anni. Il cantato è un puro e agghiacciante screaming, le chitarre creano atmosfere epiche e suggestive, l’incedere della ritmica è inarrestabile, il tutto arricchito da stacchi di basso e chitarra pulita. Il finale è da lacrime, una splendida e malinconica cavalcata che sfuma sulle note di un vecchio pianoforte distante; magia pura. Insomma, un capolavoro che chiude degnamente un platter che conferma lo stato di grazia di questi ragazzi, a mio parere una delle più fulgide realtà del Black Metal melodico attuale.
Da avere assolutamente.

Tracklist:

1) Die Schwäne im Moor
2) Töchter des Mondes
3) Der Regen
4) Tage, die Welkten
5) Vorbei

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