Recensione: Stonefuze
È sempre spiacevole ed antipatico il dover maltrattare il disco di qualcuno, soprattutto quando si tratta di un gruppo relativamente giovane, appena affacciatosi sul mercato che, probabilmente, “ci crede” e butta anima e corpo (spesso anche quattrini) nella realizzazione di un album.
Il problema è che qui si sta esagerando.
Trovare qualche aspetto positivo nel primo platter omonimo degli svedesi Stonefuze è un po’ come la classica e proverbiale ricerca dell’ago nel pagliaio.
Non stiamo purtroppo parlando di mancanza d’originalità, prerogativa comune a tanti onesti e validissimi esponenti del settore hard rock.
L’inventiva è vicina allo zero assoluto: quello che più pesa tuttavia, sono tutti gli altri gravi elementi d’empasse che emergono con prepotenza dai microsolchi del cd.
Partendo da un retaggio affine all’hard semplice e diretto che può richiamare blandamente in causa Ted Nugent, i Rolling Stones e, nelle intenzioni, Zakk Wylde ed i Black Label Society, i risultati sono, di fatto, sconfortanti.
Per riassumere in breve.
Tecnica inesistente… Ok, pazienza, l’hard rock può farne anche a meno.
Voce scarsa, afona ed inespressiva…amen, Lemmy ha costruito una carriera su queste caratteristiche.
Suoni orrendi (batteria “cartonata” e chitarre senza il minimo dinamismo)… vabbè, basta che ci siano musica ed energia….
Già, ma mancano del tutto anche quelle, purtroppo.
Un songwriting che definire minimale è riduttivo, un gusto per i ritornelli a dir poco imbarazzante, una sensibilità per la melodia scandalosa, cori agghiaccianti e ritmo monotono, ossessivo e senza variazioni.
Tre brani valgano per tutti. La tripletta iniziale “Alive”, “Apocalyptic” e “Fire And Flames” è in grado di fiaccare l’entusiasmo anche del più assiduo, coriaceo e strenuo amante dell’hard rock grezzo e squadrato, dispensando, a pienissime mani, quintalate di “nulla”.
Se poi questo non dovesse davvero bastare, sotto con la decima traccia “Grinding”…un terrificante ed orrido esempio di cosa possa essere il rock suonato male, prodotto da schifo e scritto ancora peggio.
Insomma, una tragedia.
Non un brano salvabile o un’idea degna di nota. Nessun barlume di lucidità, zero spunti o attimi godibili.
Solo un mare di noia e pochezza.
Era uno scherzo, vero?
Tracklist:
01. Alive
02. Apocalyptic
03. Fire And Flames
04. Motor Music
05. Pollution Solution
06. Redeemer
07. Just Do It
08. Pour Some Love
09. Loud Guitars
10. Grinding
11. Unknown
Line Up:
Kent Franklin – Voce / Chitarra
Samuel Gustafsson – Basso
Mattias Holm – Chitarra
Mick Nordström – Batteria