Recensione: Stoners Rule

Di Matteo Pedretti - 1 Luglio 2021 - 5:00
Stoners Rule
Band: Stöner
Etichetta: Heavy Psych Sounds
Genere: Stoner 
Anno: 2021
Nazione:
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68

Che Brant Bjork e Nick Olivieri fossero a corto di idee quando hanno deciso di battezzare questo progetto Stöner e di intitolarne il debutto “Stoners Rule” sembra davvero poco probabile, considerato l’estro di questi soggetti. È di gran lunga più verosimile che si tratti di una scelta a metà strada tra l’ironia e la volontà di riappropriarsi di qualcosa a cui i due si sentono, di diritto, intimamente legati, ma su cui negli ultimi tempi ci si sono buttati in tanti, in troppi: quello Stoner Rock che, in qualità di componenti del nucleo originario dei Kyuss, hanno contribuito a creare sul finire degli anni Ottanta.

Dopo la fuoriuscita dai Kyuss, tempo prima del loro scioglimento, Nick Olivieri fonda i Mondo Generator che, tra vicissitudini varie, diverranno la sua band principale e vedranno, a più riprese, la collaborazione dello stesso Bjork alla batteria. Dal 1998 al 2004 Olivieri milita anche nei Queens Of The Stone Age dell’ex compagno Josh Homme con cui incide “Rated R” e, soprattutto, quel “Song for the Deaf” che, andando a colmare il vuoto lasciato dal Grunge nel panorama del Rock Alternativo, li proietterà verso il successo planetario. Dal canto suo, il meno turbolento Brant Bjork dopo il periodo Kyuss si unisce ai Fu Manchu, altra punta di diamante dello Stoner californiano, per poi dedicarsi alla propria carriera solista nei panni di chitarrista e cantante. Un percorso coerente che, che pur non lanciandolo alla ribalta, gli ha consentito di guadagnarsi lo status di musicista di culto.

Ma le strade dei due sono destinate a ricongiungersi: prima con la reunion dei Kyuss (senza Josh Homme divenuto, nel frattempo, un big del mainstream) inizialmente sotto il moniker Kyuss Live! e poi Vista Chino, e ora con questi nuovi Stöner, che non fanno mistero dell’intenzione di attingere a piene mani da quanto seminato dal gruppo di “Blues for the Red Sun”. Nella proposta confluiscono però anche le esperienze maturate dai musicisti dopo quei giorni di gloria e, più precisamente, le contaminazioni Blues ed Heavy Psych apportate da Bjork e la verve Punk di Olivieri.

Uscito il 25 giugno per l’etichetta italiana Heavy Psych Sounds, “Stoners Rule” è stato registrato lo scorso ottobre da Yosef Sanborn al The Red Cabin di Joshua Tree in una sessione di un giorno. Scelta, questa, che si riverbera sull’immediatezza di un disco caratterizzato da un suono poco (se non per nulla) lavorato, quasi si trattasse della presa diretta di una jam session, anche a scapito di qualche passaggio che forse avrebbe meritato qualche attenzione in più.

Il riffing lento e calcato, il basso saturo e gli assoli acidi della opener “Rad Stays Rad” riportano dritto ai Nineties, accentuando l’enfasi sulla componente psichedelica. “The Older Kids” e “Nothin’” sono classici pezzi Stoner, più veloci e diretti. Come suggerito dal titolo, “Own Yer Blues” è un Blues in linea con quanto Bjork ci ha fatto ascoltare nei suoi lavori solisti, ma che nella sezione finale, con il crescere del livello di distorsione di chitarra e basso, si evolve in sound aspro, molto vicino allo Stoner/Doom.

L’anima di Nick Olivieri, nonché la sua voce, affiorano invece nel Punk di “Evel Never Dies”, mentre la successiva “Stand Down” torna su un registro settantiano, definito dal largo ricorso al pedale wah wah e dagli assoli psichedelici. Nei suoi 13 minuti abbondanti la traccia di chiusura “Tribe/Fly Girl” saltella tra Stoner, Heavy Psych e Blues, con giri di chitarra ripetitivi e assoli lisergici.

Considerati i personaggi coinvolti, e il loro retaggio, non stupirebbe se diversi appassionati del genere avessero risposto grandi aspettative in questa uscita. Sebbene ammantata da note nostalgiche per i tempi andati, questa release riesce solo vagamente a ridestare certe suggestioni desertiche lontana com’è, in termini di ispirazione, intensità e qualità di esecuzione dai fasti dell’epopea Stoner dei Kyuss. Con tutti i suoi limiti, va però detto che “Stoners Rule” è un disco onesto, piacevole all’ascolto e capace di creare atmosfere rarefatte e stralunate, adatte per i momenti di pausa di questa calda estate. Il modo migliore di approcciarlo è mettere da parte ogni paragone con il passato memorabile dei due californiani e accettarlo per quello che è: una variazione sul tema, nemmeno troppo pronunciata, lungo il percorso solista di Brant Bjork.

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