Recensione: Storm II

Di Mauro Gelsomini - 18 Novembre 2006 - 0:00
Storm II
Band: Storm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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77

Gli Storm, da non confondere con l’omonima band viking norvegese, né tantomeno con i The Storm, melodic rocker californiani, sono una delle tantissime meteore del panorama AOR che la dea bendata lisciò clamorosamente quando, durante i primissimi anni ’80, “sceglieva” gli act da consacrare e consegnare al grande pubblico…

Guidati dalla prorompente singer Jeannette Chase, gli Storm esordirono su MCA Records nel 1979 con un omonimo debut attualmente introvabile, cui fece seguito, nel 1983, un album ancora omonimo, da molti distinto dal precedente con l’aggiunta del “II”, sotto la nuova etichetta Capitol.

La Rock Candy Records rispolvera proprio questa release, e la reissue è resa ancor più preziosa dal fatto che mai prima d’ora questo platter era stato stampato su CD.
Nel 1983 la line-up degli Storm si componeva, oltre che da Jeannette, dal chitarrista/tastierista Lear Stevens, dal bassista/tastierista Ronni Hansen e dal batterista Jimmy Monroe, che sostituì David Devon, apparso sul debut; inutile sottolineare come nessuno di questi proseguì la carriera musicale ad alti livelli al di là dei due album targati Storm: le ultime “tracce” dell’attività della band risalgono al 1987, quando, ridotti ad un trio (Jeannette, Lear e il batterista Eric Nielson) incisero un demo tape che non ebbe conseguenze di alcun tipo.
Tornando a bomba, con questo secondo album, gli Storm abbandonano gran parte delle caratteristiche più pop-rock oriented del debut, per tuffarsi nella sperimentazione melodica che pochi anni prima i Queen avevano già attraversato nella loro fase più eclettica. In effetti nel 1983 la stella Queen brilla già di luce propria, con qualche milione di dischi venduti ad accendere le speranze di Jeannette e compagni.
Se i Queen rappresentano l’influenza maggiore di questo “Storm II”, come del resto confermano “Come Home” e Anything For Your Love” su tutti, si nota in ogni caso un indurimento sonoro di chiara matrice Led Zeppelin; in “Runnin’ From You” sembra infatti di ascoltare i Rush del debut omonimo, e a questo proposito un plauso va necessariamente alla voce al vetriolo della Chase, in grado poi di stupire ancora per la sua duttilità interpretando la suadentissima ballad “If It’s True”. Tra le altre fonti di ispirazione, impossibile non citare Meat Loaf (“Hand In Hand”) e Van Halen (“Take Me Away” e “So Long”). Il tutto, ovviamente, sulla base pomp/AOR ben rappresentata dalla opener “Settle Down”,

La ristampa della Rock Candy, come al solito, non si ferma al remaster: oltre alla valanga di memorabilia incluse nel succulento booklet, troverete ben cinque bonus track, tra cui segnaliamo la demo version di “Play With Me”, che spogliata dagli arrangiamenti pomp della versione finale ammicca alla velocizzazione dello Swing/Jazz à la Duke Ellington, e gli inediti “Anytime” e “Dangerous”.
Insomma, è proprio il caso di dire “roba da leccarsi le orecchie”…

Curiosità: la cover del disco è la stessa di “Turbulence”, dei britannici Aviator, ancora una volta da non confondere con gli omonimi americani, riflettuta orizzontalmente.

Tracklist:

  1. Settle Down
  2. Runnin’ From You
  3. Come Home
  4. Hand In Hand
  5. Anything For Your Love
  6. Play With Me
  7. Pez
  8. Take Me Away
  9. So Long
  10. Play With Me (demo bonus track)
  11. Anytime (non LP demo bonus track)
  12. If It’s True (non LP demo bonus track)
  13. Dangerous (non LP demo bonus track)
  14. So Long (demo bonus track)
  15. Pez SS (demo bonus track)

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