Recensione: Storming the Gates
In un’annata in cui le piacevoli sorprese sembrano non finire mai, rispuntano fuori addirittura i canadesi Goat Horn che, a distanza di due anni dal loro debutto “Journey to Nowhere”, ritornano alla ribalta con un album nuovo di zecca ed uno stile sempre e comunque inconfondibile.
Stiamo quindi parlando di “Storming The Gates” e dell’attitudine del trio di Ottawa: due parti inscindibili dello stesso modo di essere, due facce della stessa medaglia. Quello che i Goat Horn pensano ed intendono per Heavy Metal lo ritroviamo esattamente nei nove brani che compongono questo interessantissimo compact disc.
Al di là delle definizioni che alcuni hanno loro attribuito, questi giovanotti sono e rimangono un gruppaccio Heavy Metal che si fionda a testa bassa contro tutto e tutti, in nome dello spirito di questa musica e della furia alcolica, suonando quello che cazzo gli pare nel modo che più aggrada loro. Quel che ne esce è una convincente prova di creatività e autonomia: un applauso a questi tre ragazzi!
Testimoni di questa compattezza di idee e personalità sono un po’ tutti i brani che che nel loro multiforme alternare di atmosfere, ritmiche e variegate melodie, rendono assai vivace e godibile l’ascolto dell’intero “Storming the Gates”.
Infatti lo spassosissimo sound di Jason Decay e soci è più o meno rintracciabile seguendo le cordinate dell’heavy classico genuinamente imbastardito da elementi thrasheggianti, a volte vagamente doom, altre energizzato da qualche cosina power metal-oriented. Una formula che può sembrare strana, soprattutto alle orecchie meno smaliziate, ma che già con pochi ascolti convince ed entusiasma.
Niente roba “crucca” o pacchiana; dietro ai multicolori cambi di tempo, a quegli assoli così intensi, a quelle legnate dietro le pelli ed a quegli incazzati gridi di disperazione e forza, i Goat Horn tracciano un sentiero tutto loro, senza prendere scorciatoie di alcuna sorta.
Tutto sommato il secondo capitolo discografico di questi tre connazionali degli Exciter è un disco onesto e non eccessivamente ambizioso; ma allo stesso modo dobbiamo riconoscere con cristallina onestà che “Storming the Gates” gode di una sana genuinità non solo sonora che farebbe invidia a molti.
La vera bellezza di questo album risiede nel fatto che qua non abbiamo per fortuna a che fare con una di quelle releases preconfezionate sia nella forma che nel contenuto, qualsiasi sia il nome stampato sulla copertina.
La scelta stessa di registrare in analogue farà forse storcere il naso a qualche signorina, ma d’altra parte conferisce un tocco tutto speciale ai brani e ribadisce (ancora una volta) che questi ragazzi preferiscono far parlare la loro rabbia facendo scorrere le dita sugli strumenti, piuttosto che su pulsanti dall’effetto miracoloso. Non ci sono motivi per non supportarli dunque.
Sarebbe un delitto non spendere due righe sull’artwork professionalmente realizzato e sul carattere micidialmente autorironico delle foto presenti all’interno (dove troviamo anche i testi) e dell’esplicita immagine sul trayliner, così devastante da farci un poster.
Ma insomma volete fare un favore a voi stessi? Fatevi un giro nel sito dei Goat Horn, scaricatevi i files audio disponibili, informatevi un po’ sul loro conto e riflette con calma su quel che vuol dire suonare HM col cuore (e non con la calcolatrice), se già questo non è pane quotidiano per le vostre zanne.
..che poi sulla loro webpage è disponibile anche una cover di “See You in Hell” dei Grim Reaper, non mi dite che ve la vorreste perdere..ah?
In conclusione saluto e ringrazio al volo, per la gentilezza e simpatia, gli amici della Metal Coven e gli stessi Goat Horn per la disponibilità offerta. HAIIIL!
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Gates of Oppression
2) Rotten Roll
3) To the Cliff
4) Final Sentence / Finally Sentenced
5) Storming In
6) Fortress Doomed
7) The Last Force
8) Re-Animation
9) Fate Strikes