Recensione: Straight Between The Eyes
Con il nuovo album (stranamente a formazione invariata) i Rainbow tornano sul mercato presentando nuovamente un prodotto dal grande impatto melodico, sebbene sonoramente più convincente del precedente.
Il disco si apre con “Death alley driver” una sorta di “Highway star” iridata in cui ci si stupisce delle capacità di questa line-up di offrire un rock più sanguigno e caldo, nonostante la straordinaria pulizia della produzione. Il brano è abbastanza sostenuto nel ritmo, la chitarra è molto presente e abbastanza aggressiva e graffiante, mentre Turner ci fa vedere che sa anche essere sfacciato e ruvido.
Molto piacevole è la melodicissima e decisamente pop “Stone cold”, brano dalle sonorità pulitissime e dalla melodia molto assimilabile, oltre che da un certo pathos nel cantato di Turner; “Tite squeeze” è rock caldo e torrido, alza la temperatura con un Blackmore partecipe e vibrantemente distorto che accompagna un Turner quasi lascivo, molto bella.
“Tearin’ out my heart” è lenta e d’atmosfera, è un brano quasi etereo che non sfocia mai (sebbene sia sul punto di farlo diverse volte) in una ritmica rock o in un indurimento del suono, la melodia è struggente e la chitarra limpida e delicata, un nuovo brano dal grande potenziale (specie dal vivo).
Il rock dal riff fisico e dal ritornello accattivante è incarnato nei brani “Power” e “Miss Mistreated” in cui i Rainbow tornano allo spirito rock scanzonato e disimpegnato, che presto lascia spazio a due brani più consistenti come “Eyes of fire” (decisamente magniloquente) e “Rock fever” che è un po’ meno scontata di altre.
In questo disco il maggiore affiatamento della formazione ha indubbiamente giovato alla resa musicale ed il risultato finale è superiore a quello del disco precedente. Consigliato agli amanti del rock melodico ed a quelli del caro vecchio Richard Harold Blackmore.