Recensione: Straight to Hell

Di Simo Narancia - 21 Marzo 2005 - 0:00
Straight to Hell
Band: JailHawks
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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78

Secondo demo, dopo “Back to the wild” del 2001, per i lombardi JailHawks. La band si forma nel ’98 e si dedica subito ad un hard rock molto schietto e dai testi semplici e scanzonati (i Poison i maggiori ispiratori). Intorno al 2003 una rivoluzione all’interno della band: abbandonano tutti tranne il cantante Stevie (mente principale della band), che non si perde d’animo e trova in quattro baldi giovani, dalle più disparate influenze musicali (si spazia dai Rolling Stone ai Sodom, dal metal al punk), i giusti compagni per riproporsi con ancora più grinta. Il tiro è in parte cambiato, spostandosi verso lo street losangelino (Guns n Roses in primis) e il rock n roll svedese tipico di band come Glucifer o HCSS. A rimanere invariata è la voglia di divertirsi e di fare “casino” che traspare fin dall’art-work di questo cd demo e dai simpatici nomi anglofoni dei ragazzi (tutti “nomi d’arte” eccetto uno). Straight to Hell è formato da 5 canzoni di una durata media di 3 minuti (la più lunga supera i 4, la più corta non arriva ai 2 e mezzo!) e, come si legge nelle poche note che l’accompagnano, è stato registrato in 5 “fottute” ore, in presa diretta e senza post-produzione. Peccato di presunzione? No, anzi. E’ piuttosto un modo (molto economico) per far conoscere l’approccio che la band ha in sede live e l’energia che questi ragazzi riescono a generare con una manciata di riffs unti e bisunti. Tuttavia, date le premesse, sarebbe un errore pensare che questo demo non suoni come si deve: il sound è grezzo al punto giusto , il mixaggio dei singoli elementi è molto buono (ogni strumento ha il suo spazio senza coprire gli altri e la voce ha risalto dovuto) e la “puzza di vecchio” è quella che si addice ad un disco hard rock “trasandato” come questo. Ovvio che ci sia qualche sbavatura (in fondo sempre di demo si sta parlando) ma, data l’attitudine con cui è stato concepito questo prodotto, sono particolari poco rilevanti e sui quali comunque non ci concentreremo. Si inizia con la veloce Pretty Suicide (“bella da morire”) che, con le sue chitarre sporche e la voce ancora più sporca delle chitarre, dà la giusta carica di adrenalina facendo agitare l’ascoltatore (me) dalla prima all’ultima nota e riportandolo ai tempi in cui nello stereo giravano a palla canzoni come “Anything Goes”. Con la successiva She’s (l’unica lasciata in eredità dalla prima formazione) si percorrono territori più classicamente hard rock ‘n’ roll con conseguente andamento spensierato di liriche e musica (buona la prova al basso di J.J.). Con No More Shit Around si fa un piccolo balzo indietro nel tempo grazie a ritmiche e ritornello in odore di anni ‘70 e all’approccio vagamente bluesy dell’assolo. Un tocco di country è dato invece dall’armonica a bocca presente in Nothing To Lose, brano dal piglio melodico e allegro. Finale tutto fuoco e fiamme con Live Fast, Die Young: 2 minuti e 40 secondi per capire come mai Stevie abbia questa voce così graffiata e soprattutto per rendersi conto delle potenzialità di questa band. Un brano diretto e veloce, sbattuto in faccia in perfetto swedish rock style! Davvero una delle cose migliori del demo. Tirando le conclusioni direi che c’è poco da consigliare ai JailHawks: il genere proposto non necessita di innovazioni, loro lo sanno suonare, godono della giusta attitudine e a giudicare da questi cinque brani non gli manca neanche la vena creativa. Cosa potrebbero chiedere di più? Forse una cassa di birra gelata e un palco per suonare!

Contatti: jailhawks_info@yahoo.it

Line Up:

Stevie Anders(v)
William Hurts (gt)
Dizie “Hurri” Kane (gt)
Jacky “p.i.z” Jay (bs)
Casio (bt)

Tracklist:

1)Pretty Suicide
2)She’s
3)No More Shit Around
4)Nothing To Lose
5)Live Fast, Die Young

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78