Recensione: Strange Ang3ls
Quale utilità può avere un album di questo tipo?
Mettere in circolazione il nome di un onesto ma per lo più sconosciuto artista? Dar sfogo all’estro di un nucleo di musicisti riuniti per il tipico, ed ormai inflazionatissimo side project? O piuttosto, ottenere qualche esiguo dato di vendita?
Risposte non se ne vedono. Risultati, per ora, uno solo: intasare ulteriormente un mercato sempre più angusto, che rischia di collassare sotto i colpi di un fiume continuo d’uscite discografiche in cui l’eccellenza diviene merce sempre più rara e dove la mediocrità impera in misura sempre più preoccupante.
Ecco, il termine esatto per inquadrare “Strange Ang3ls”, prima prova solista di David Mark Pearce – ottimo guitar player conosciuto nell’ambiente per le numerose collaborazioni con il celebre tastierista degli Yes, mister Oliver Wakeman – è esattamente questo: mediocre.
Pezzi orientati verso un manierismo quasi stucchevole in cui riconoscere i consueti e pedissequi riferimenti a Deep Purple, Dio e Snakes. Pochi momenti davvero elevati da cui ottenere spunti di superiore piacere d’ascolto. Ed una panoramica globale piuttosto scevra da grossi sussulti che permea l’album pressoché nell’intera sua durata, dimenticando spesso parole come “emozione” e “sensazione”, sostantivi senza molto significato in un disco di levatura media, ben lontano da ogni possibilità di emergere oltre la massa.
Ma soprattutto, una produzione orrenda ed al limite del criminale. Vuota, priva di profondità, secca ed arida: una tragedia per suoni che, di concetto, dovrebbero avvolgere e trasportare, permettendo di godere appieno della musicalità di strumenti manovrati da virtuosi, qui invece letteralmente mortificati ed appiattiti l’uno sull’altro.
Il grandissimo talento dei membri di questo estemporaneo progetto è ad ogni modo incontestabile e manifesto. Pearce è un asso della sei corde: abile ritmicamente tanto quanto nelle parti soliste, si pone in evidenza con solo fulminanti che non lasciano dubbi sull’eccellente preparazione tecnica.
Del tutto didascalico inoltre, discorrere sul valore di due “prime donne” del microfono come Goran Edman (Malmsteen, Talisman, Brazen Abbot ed un migliaio di altri) e John Payne (Asia), tanto quanto della maestria di una “living legend” come Oliver Wakeman, anch’egli coinvolto in varie parti dell’album.
Tanto buon materiale, impossibile negarlo, che però viene sprecato in larga parte: il songwriting è talvolta dozzinale e soporifero, ripetitivo, livellato su stilemi triti che non riservano la benché minima sorpresa ma anzi, offrono momenti di pericolosa e sbadigliante staticità in occasione di brani come “Tell Me Why” (ma quante volte è ripetuto il coro?) e “Save Your Prayers” per pizzicarne un paio, passaggi in cui la pesantezza impera e l’istinto di premere il tasto skip è una tentazione irrefrenabile.
L’esiziale pallore dei toni di cui sopra, completa poi l’opera, deprimendo anche quegli sprazzi di discreta melodia che il disco riesce di quando in quando ad allineare. Roba che, con una produzione non “amatoriale” di questo tipo, avrebbe forse potuto rappresentare il vero valore aggiunto necessario a rendere il prodotto di qualche concreto interesse.
Canzoni spesso con poco mordente, che ben di rado centrano l’hookline efficace e satura d’emozioni. Sonorità appassite per via di suoni fangosi ed incomprensibilmente impostati in modo da essere poco nitidi e senza spessore. Tanto talento individuale, ottimi assolo, una bellissima copertina ed un piccolo nucleo di brani che si sollevano da un generale profilo compositivo, per lo più modesto ed anonimo.
Un riassunto che non concede molte chance ad un disco che presto si perderà nel mare delle tante pubblicazioni di valore medio attualmente su piazza, destinato dopo un paio di passaggi, a raccogliere polvere a tempo indeterminato su qualche scansia.
E ad alimentare – giusto per chiudere il cerchio con le domande inutili come quelle iniziali – un quesito inevitabile da rivolgersi alle case discografiche.
Pubblicare qualche disco “usa e getta” in meno e cercare con più attenzione una maggiore qualità, sarebbe davvero così disdicevole e privo di senso, in un’ipotetica logica di mercato?
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Tracklist:
01. Ang3ls (Help Us)
02. Alone I Cry
03. Shelter Me Form the Rain
04. Tell Me Why
05. Every Time it Rains -Instrumental –
06. Strange Ang3ls
07. To Live Again
08. Save Your Prayers
09. Eden is Burning
10. So Far Form Heaven
Line Up:
Göran Edman – Voce
John Payne (Asia) – Voce
David Mark Pearce – Chitarre
C S Brown (Ghost Circus) – Basso
Lisa LaRue – Tastiere / Cori
Mikael Wikman (ex- Vindictiv) – Batteria
Oliver Wakeman – Tastiere