Recensione: Strange Rumours… Distant Tremors

Di Alessandro Zaccarini - 7 Giugno 2007 - 0:00
Strange Rumours… Distant Tremors
Band: Kromlek
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Quando nel 2005 questa band diede alla luce il debut ‘Kveldridhur’ ci trovammo di fronte una giovane formazione con tante idee, mille esperienze melodiche da voler provare ad affrontare ma un bagaglio di esperienza ancora acerba per farcela senza cadere nelle numerose trappole tese da un genere in cui è assai difficile trovare il giusto equilibrio tra potenza e melodia. Ecco allora che le tante idee si erano trasformate in poco di più che un disco promettente, che faceva nascere l’acquolina in bocca in vista delle possibilità future ma regalava al presente un lavoro poco più che onesto.

Due anni dopo i Kromlek sono chiamati a dare un continuo a quel momento musicale e sono chiamati soprattutto a darci segni tangibili di maturazione e miglioramento. La scelta dei Kromlek è chiara sin dall’inizio ed è quella di dedicarsi al versante melodico, quello delle tastiere e degli arrangiamenti sfarzosi che incrociano le linee vocali nude e gutturali, in piena scuola est-europea, esattamente come i due toni dominanti della copertina si incrociano nel centro, in una strategia grafica già adottata anche per il precedente lavoro.

La band, bavarese di nascita, incarna infatti la simbiosi di due diverse correnti di pensiero musicale geograficamente piuttosto estranee al patrimonio di Palatinato e dintorni: la scuola della Germania del Nord, con Menhir e Odroerir (sentite per esempio Harvest) e, come detto, la scuola ipermelodica dell’est, ancorata alla tradizione finnico-russa. Così, tra zampettanti flauti sintetici (ahimè troppo) e cadenzate tastiere epiche degne della colonna sonora della trilogia piratesca di Gore Verbinski, il disco sposta il baricentro della formazione tedesca e accoglie in När Tiden Vissnar la novità di una voce femminile talvolta nello stile dei primi Nightwish e talvolta in stile Asmegin. Inevitabilmente vengono quasi del tutto abbandonati i momenti più minimali e serrati, anche se i tre frammenti che compongono il mini concept interno Strandhagg hanno una loro anima meno melodica del resto dell’album, e sicuramente con tastiere meno Dimmu Borgir e più Moonsorrow (tanto per fare due nomi noti a tutti) avrebbero risuonato di un’atmosfera più intrigante e vicina al viking d’alto rango.

Molto piacevole anche la chiusura affidata alla bonus track, dinamica rincorsa folk alla Finntroll dei primi tempi che riprende in maniera più vivace quel discorso musicale già sviluppato anche in alcuni frangenti degli 8 minuti di Grim Omens e Fólkthing.

Li avevate sentiti nascere con ‘Kveldridhur’, ora sentiteli crescere con questo nuovo ‘Strange Rumours… Distant Tremors’, sperando che le potenzialità che continuano ad emergere da lavori discreti ma non eccellenti possano un giorno dare vita a qualcosa o di maturamente completo o selvaggiamente genuino.


Tracklist:

01. Valtivar – Sigtivar (Intro)
02. Herjan
03. Grim Omens
04. Fólkthing 
05. När Tiden Vissnar
06. Harvest
07. Strandhagg Pt. I – The Drakkar Approach
08. Strandhagg Pt. II – Wave Bound
09. Strandhagg Pt. III – The Landing
10. SvartMetall (Bonus Track)

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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