Recensione: Stranger Than Fiction
È come un tuffo nel passato parlare di Stranger Than Finction, un tuffo nei suoni di tastiera e di chitarra anni ’80-’90. Sicuramente si tratta di un disco che darà molto piacere ai nostalgici, ma prima di iniziare terrei a dire chi sono i NTH Ascension. La band inglese è composta dai membri Michael Alan Taylor (voce), Darrel Treece-Birch (tastierista anche dei Ten), Craig Walker (batteria), Gavin Walker (basso) e Martin Walker (chitarra elettrica e acustica). Il quintetto ha tre album all’attivo: Ascension Of King del 2014, In Fine Initium uscito nel 2016 e quest’anno ci presentano il loro terzo capitolo dal nome Stranger Than Finction, sotto etichetta Metatronic Records.
Questa terza fatica non si discosta molto dai precedenti lavori, ormai la band ha trovato una sua identità, un modo per farsi inquadrare, ma per chi non li conoscesse, possiamo dire che la musica proposta è un tributo a tutte le loro influenze musicali, al progressive rock: si passa dai synth pinkfloydiani, a parti rockeggianti in stile Rush, a momenti un po’ più tecnici (che richiamano i Dream Theater dei tempi d’oro, quelli degli anni ‘90) e altri più riflessivi con ballate vicine ai Genesis, o addirittura ai Marillion. Il disco presenta otto tracce dalla durata che varia dai 5 minuti a suite di 18 minuti, e in questo album (cosa importante) tornano a parlare di Clanaan, storia racchiusa in nove parti che portano avanti dal loro primo full-length.
L’idea musicale che vogliono portare avanti gli NTH Ascension è molto semplice: hanno affinato uno stile proprio (e si sente), ma allo stesso tempo vengono costantemente messe in primo piano le loro influenze musicali. Questo aspetto fa molto piacere, però alla fin fine il citazionismo, se viene tirato troppo per le lunghe, non dovrebbe risultare un mero copia-incolla. La band anglosassone riesce a non cadere in questo errore, tuttavia un punto a loro sfavore c’è e si riscontra nella volontà di condurre le proprie composizioni verso un’epicità quasi angelica, paradisiaca, che alle volte diventa un po’ zuccherosa. I brani non sono tutti così, assolutamente, ci sono anche pezzi più incisivi con sezioni in cui danno vita a un progressive di classe, con assoli celestiali (per intenderci, quelle parti che meritano di essere appuntate in mente), ma sotto sotto c’è sempre una ricerca di epicità a tutti i costi.
Concludendo, ancora nel 2019 ci sono band che propongono questo tipo di progressive omaggiando i loro miti, il che non è scontato: nella maggior parte dei casi producono lavori di alto livello, per esempio vengono in mente i norvegesi Pagan’s Mind. Ecco! Gli Nth Ascension potrebbero far parte tranquillamente di quel podio; dovranno fare delle migliorie, però questo Stranger Than Finction è un album godibile, che dice la sua e a tratti vi farà stupire per il sound prog rock vintage, mentre in altri invece è un po’ eccessivo, ma tutto sommato è una band da tenere d’occhio.