Recensione: Streets Of Fire
“Streets Of Fire” è il secondo disco in carriera della melodic rock band Place Vendome, gruppo che coglie al microfono la straordinaria voce di Michael Kiske, artista dalle brillanti capacità canore che i più ricorderanno in forza agli Helloween dei ‘Keeper of the Seven Keys’ Part I e II, veri capolavori della storia del power metal.
Spesso additato a traditore di una scena metal che lo ha visto protagonista e che tanta celebrità gli ha donato, il singer si è reso disponibile al progetto Place Vendome nel 2005, quando Serafino Perugino della Frontiers gli propose di cantare canzoni AOR: nonostante non avesse mai affrontato questo genere, Kiske decise di accettare.
Nacque quindi l’omonimo debutto discografico, eccellente sintesi di melodia e gusto, opera della profonda ispirazione compositiva di Dennis Ward dei Pink Cream 69, che ne curò anche la produzione. “Place Vendome” ottenne i riconoscimenti dovuti e si mostrò al pubblico internazionale come una delle migliori release melodic rock del periodo (peraltro ancora florido).
L’attitudine zingara e anarchica del cantante tedesco gettava un’ombra di dubbio su un’eventuale seguito alla vincente release. Questo fino all’aprile 2008 quando la band annunciò di essersi messa al lavoro sui brani che avrebbero composto questo “Streets Of Fire”.
Chi ha amato il primo non resterà deluso, ma sopratutto chi ha pensato che non si sarebbe potuto eguagliare il brillante songwriting che lo caratterizzerò dovrà ricredersi.
“Streets Of Fire” riprende, infatti, il sound ideato da Kiske e soci e lo rielabora attraverso l’uso di arrangiamenti più complessi in grado di conferire al prodotto maggior sostanza e variabilità. Nasce quindi un album maggiormente strutturato (sempre relativamente al concetto di AOR) in grado di compiacere gli amanti della melodia, ma anche i più avezzi alla ricercatezza di canzoni ben composte e arrangiate. Oltre alla voce, questa volta trovano maggior spazio le individualità alle tastiere di Gunther Werno (Vanden Plas) e alla chitarra di Uwe Reitenauer (Pink Cream 69). In particolare è da evidenziarsi un guitar work di elevata qualità, sia nelle sezioni ritmiche che nei ricami degli arrangiamenti e soprattutto nei soli: veri punti di forza dell’album.
È la title track ad aprire le porte che conducono ai caldi percorsi musicali del nuovo album targato Place Vendome.
Il brano è l’anello di collegamento col passato, caratterizzato dallo stesso impulso che animò gli ariosi pezzi del debutto da quelle stesse sonorità, che hanno reso celebri ”Cross The Line” piuttosto che ”Heaven’s Door” o ”Too Late”.
Sono ”My Guardian Angel” e ”Completely Breathless” a lasciar intendere quanto la band ha sudato in sala prove. Il songwriting appare fin da subito maggiormente ricco di arrangiamenti, riflesso di una cura per i particolari non più votata all’easy listening come nel precedente capitolo. ”Follow Me”, contraddistinta da un eccellente lavoro alle sei corde e da un ritornello davvero catchy, riprende i toni energici del più classico stile AOR, ma l’introspezione è subito ripresa dai toni quasi drammatici di ”Set Me Free”, imponente mid tempo reso maestoso dalle corpose tastiere di Gunther Werno e coinvolgente dall’espressiva timbrica di Kiske. Le efficaci ”Beliver” e ”Valerie (The Truth Is In Your Eyes)” si rifanno agli stilemi melodic rock degli anni ottanta, ricordando che quel florido periodo non solo non è morto, ma vive una seconda giovinezza, tanto inattesa quanto straordinaria.
Ancora una prova di grande qualità chitarristica sulle note di ”Changes” per poi chiudere in bellezza con un lotto di tre canzoni. In particolare sono proprio ”Surrender Your Soul” e la closer ”I’d Die For Your”, grazie alla loro gran positività, a lasciare l’ascoltatore compiaciuto per aver assaporato dodici gemme di ricercata qualità.
La produzione è potente, pulita e corposa, costantemente in grado di evidenziare le peculiarità delle strutture compositive concepite. È da evidenziarsi inoltre il desiderio di porre allo stesso livello il contributo d’ogni strumento, curando nei particolari ogni momento da enfatizzare.
Oltre a profondere emozioni positive, “Streets Of Fire” lascia intendere una volontà di crescita da parte di una band dedita al rock melodico, ma in grado di osare quel qualcosa in più per non apparire patetica, superficiale o ruffiana.
Questo secondo capitolo discografico è quanto di più si potesse chiedere a Kiske e soci dopo il vincente esordio del 2005.
È lecito ora aspettarsi una certa continuità? A parer di chi scrive sarebbe un vero peccato lasciar spegnere la fiamma che arde. Anche se il progetto appare sempre più convincente, nessuno, conoscendo le personalità in gioco, pretende che i cinque ufficializzino la loro coesione definitiva in un’unica entità. Però siamo disposti ad aspettare una terza release (e qualche live) perché i Place Vendome convincono, ma sopratutto sono davvero in grado di emozionare.
Attenderemo fiduciosi…
Discutine sul forum nel topic dedicato ai Place Vendome!
Tracklist:
01 Streets Of Fire
02 My Guardian Angel
03 Completely Breathless
04 Follow Me
05 Set Me Free
06 Beliver
07 Valerie (The Truth Is In Your Eyes)
08 A Scene In Reply
09 Changes
10 Surrender Your Soul
11 Dancer
12 I’d Die For Your