Recensione: Strength in Numbers Live
Correva l’anno 1991 e, sebbene il grunge e l’alternative metal stessero oramai soppiantando nel cuore di pubblico e critica il metal classico e l’AOR tanto amati appena poco prima, qualche band in USA ostinatamente s’arrischiava a continuare a percorrere i sentieri del class metal e del rock melodico.
Tra queste, si misero in luce i Tyketto del grande vocalist Danny Vaughn. I Tyketto proprio quell’anno esordirono, infatti, con “Don’t Come Easy”, un disco destinato a essere considerato, nel tempo, un’opera di culto, ingemmato da una canzone iconica come Forever Young.
Visto il contesto storico, caratterizzato dalla decaduta attenzione nei confronti dell’hard rock melodico, i musicisti incontrarono non poche difficoltà a rilasciare il successore della loro opera prima, quello “Strength in Numbers” che uscì, difatti, solo nel 1994 e dopo due anni di peripezie.
Oggi i Tyketto vanno a celebrare proprio quel lavoro, del quale ricorre il venticinquesimo anniversario, riproducendone le canzoni, sebbene con una sequenza diversa, in quest’album dal vivo intitolato semplicemente “Strength in Numbers Live”, registrato nel marzo di quest’anno.
Nella rassegna, come nel full-length originale, prevalgono i brani più orientati al più tipico filone class metal. È il caso di tracce cariche di hard rock rampante, piacione e spavaldo come Inherit The Wind, le accattivanti Meet Me In The Night e Rescue Me (corroborata da esemplari assoli e riff di chitarra), e la cromata ed energica Strength In Numbers .
In quest’ambito stilistico si muove pure l’unico ”inedito” (era un vecchio “lato B”) Wait Forever, dai connotati molto classic-rock.
Tonalità virate verso il blues (che molte band usavano fare all’epoca per riacchiappare le proprie radici ancorate ai padri nobili del rock duro e affrancarsi da qualche futilità di troppo in cui era incespicato l’ hair metal) fanno capolino in All Over Me (veloce groovy, funky e caratterizzata da una gradevole armonica nel finale), Ain’t That Love ( un hard rock classico alle cui inflessione blues s’aggiungono spunti boogie, con piano, voce e chitarra sugli scudi) e Why Do You Cry (spruzzata di soul e ingioiellata dal bel canto e – ancora – da un’ armonica finale strappacuore).
Sufficientemente ricco il fronte “ballate e dintorni”, ora con mood suggestivo e roots (The Last Sunset) ora fiero e dal sound decisamente americano (Catch My Fall, la nostalgica The End Of The Summer Days), ora tipicamente AOR (Write Your Name In The Sky – sui mestieri, come quello del musicista, che costringono a lunghi viaggi e lontananza dai propri affetti – e Standing Alone)
“Strength in Numbers Live”, non propone, evidentemente, alcunché di nuovo e sfrutta l’occasione celebrativa per consentire ai Tyketto di riappropriarsi di un pezzo di grande qualità del proprio repertorio.
Il risultato, ritemprato da un canto eccellente, un sound nitido ed una band in grande spolvero, è impeccabile, piacevole e grintoso ed assicura divertimento ed emozioni.
Francesco Maraglino