Recensione: Strong Taste Demo
I Leftovers sono attivi da circa due anni a Foligno (PG) e giungono alla seconda prova discografica, nella fattispecie un’autoproduzione di sei brani che è quasi un extended play.
Molto atipica la proposta stilistica della band, che inizia la sua “carriera” orientandosi verso l’hard rock e, soprattutto, verso un genere arduo e poco suonato in Italia come l’AOR.
Il primo lavoro, infatti, conteneva, tra le altre, cover di Mr. Big e Harem Scarem, mentre con questo “Strong Taste Demo”, forse spinti dal seguito effettivamente mediocre del genere, deviano in direzione di un hard rock meno commerciale, minimalista e diretto, che vuole probabilmente essere un ritorno alle radici in controtendenza rispetto alle offerte della scena underground (e non solo). Niente fronzoli e ghirigori, dunque, ma tanto sudato rock fatto di riff granitici e melodie immediate che spesso trasudano heavy metal da ogni poro. Una registrazione casereccia mina un po’, in fatto di suoni, la riuscita finale dei brani, infiacchiti da suoni non certo dirompenti: per questo sembrerebbe di sentire nella seconda traccia (me ne scuseranno i lettori, ma i nostri non hanno provveduto ad inviarmi la tracklist) un tributo al rallentatore agli Iron Maiden, mentre nella sei il discorso si ripete in relazione al classico riffing Running Wild, anche qui in slow-motion. Il ricorso a melodie orecchiabili è d’obbligo, anche se a volte bisogna correggere il tiro sul cantato, incerto in maniera più evidente sulle tracce 3 e 5.
Per il resto è immediato pensare a band come Led Zeppelin, Kiss e Bon Jovi a rappresentare le influenze stilistiche dei Leftovers, e alla base di questa immediatezza non vi potrete certo aspettare un songwriting brillante per originalità, cosa che peraltro sembra non pesare troppo al gruppo, che suona esattamente ciò che gli piace.