Recensione: Subcyde

Di Federico Mahmoud - 4 Settembre 2007 - 0:00
Subcyde
Band: Subcyde
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Dieci anni: c’è voluto tanto per Subcyde, promettente formazione del circuito di Stoccolma, prima di strappare un contratto alla Last Entertainment e prendere il treno del mercato discografico. L’esordio degli svedesi è uno spaccato fedele dell’universo thrash / death scandinavo, condito con qualche spruzzata post-thrash a stelle e strisce e un feeling particolare per brani articolati ma lungi dal risultare dispersivi; la sensazione di déjà-vu, pur ricorrente, è messa in secondo piano dall’abilità dei quattro nel proporre pezzi efficaci, fruibili sin dal primo ascolto.

Sin dalle prime battute di Knives in the Dark si fa strada un sound prorompente, a metà tra le tradizionali produzioni Abyss e i volumi esagerati dei Machine Head, anche se si viaggia su velocità differenti. Nonostante i riverberi death che filtrano dall’adozione sistematica dell’ibrido scream / growl e da alcune soluzioni ritmiche, il debutto dei Subcyde si colloca nella dimensione di un thrash moderno che ama le accelerazioni ma non disdegna poderosi mid-tempo, in cui sfoggiare l’impressionante muro di suono eretto dalla chitarra di Ola Englund. Ne risulta un monolite dal groove a tratti irresistibile, cui frequenti cambi di passo garantiscono una certa dinamicità: si passa così da autentiche bordate figlie del thrash / death più sanguigno (War Infected e Sentence Is Death) a episodi meno impulsivi, che pur riducendo i giri non perdono un briciolo di pesantezza (Hollow Death, ai limiti con certo materiale dei Soulfly); in entrambi i casi è pregevole l’operato di Englund, ispirata macchina da riff più che solista, assecondato dal puntuale contributo della sezione ritmica. Luci e ombre su Antonio Da Silva, vocalist d’estrazione iberica, che risulta in fin dei conti il membro meno ispirato della formazione svedese: tanta grinta non basta a promuovere una prestazione canora tremendamente sterile e monocorde, che rischia di appiattire a più riprese quanto di buono realizzato dai compagni; non a caso si rivelano passi falsi le composizioni che, allo scoccare del ritornello, patiscono un frontman incespicante e poco convincente nelle linee vocali (A Sea of Serpents, Sacred Scars).

Fatta eccezione per una manciata di colpi a vuoto e la già accennata convenzionalità del songwriting, il primogenito in casa Subcyde si rivela una piacevole sorpresa: un album in grado di coniugare vecchio e nuovo con perizia, tanto professionale quanto godibile a più ascolti. Si parte col piede giusto.

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Tracklist:
01 Knives in the Dark
02 War Infected
03 Power Smash
04 A Sea of Serpents
05 Testament
06 Hollow Death
07 Sentence Is Death
08 Sacred Scars
09 Perfect Enema
10 Pitchblack
11 All For Extinction

http://www.myspace.com/Subcyde

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