Recensione: Subjects

Di Daniele D'Adamo - 14 Novembre 2012 - 0:00
Subjects
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Genere:
Anno: 2012
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78

A supporto di una consolidata capacità, da parte dei gruppi italiani, di sviluppare in ogni direzione il death metal, dall’old school al djent passando per brutal e technical, giunge alle stampe “Subjects”, secondo full-length dei Bleed Someone Dry. I quali, dopo essersi formati nel 2006, hanno quasi subito pubblicato il debut-album (“The World Is Falling In Tragedy”, 2007) con l’etichetta indie UK Division. Qualche problema di troppo con la line-up ha poi frenato la loro attività, ripresa al 100% verso la fine dell’anno scorso; così da poter raggiungere la Kreative Klan per formalizzare l’uscita del disco in questione.  

Giusto per tornare un attimo sul discorso di partenza, è bene precisare che il genere suonato dai Bleed Someone Dry è il cosiddetto ‘mathcore’, cioè una sorta di metal/death-core dall’alto contenuto tecnico. Per queste tipologie musicali una classificazione precisa è pressoché impossibile (posto mai che lo sia…), poiché la fusione di vari sottogeneri porta, spesso e volentieri, a interpretare la questione in maniera abbastanza soggettiva. Preso atto che, in soldoni, la differenza principale fra metalcore e deathcore sia insita nella presenza o meno di melodie accattivanti e che, soprattutto, il secondo presenti intatti alcuni stilemi fondamentali del death metal (per esempio growling e blast-beats), il caso in ispecie può inquadrarsi in un deathcore, appunto, intriso di tecnica sino al midollo. Con che, a parere di chi scrive, il mathcore dei Nostri può tranquillamente far parte della grande famiglia del death metal, seppur accoccolato nei rami più periferici del medesimo.    

Comunque, confrontati ad altre realtà che fondano la loro espressione artistica su un uso o meglio un abuso di virtuosismo strumentale – con che perdendo di vista la peculiarità fondamentale del rock (e, di conseguenza, del metal) cioè l’accessibilità – i Bleed Someone Dry non spingono mai la loro musica oltre i limiti dell’intelligibilità. Certo, le contaminazioni jazzistiche ci sono, così come la struttura delle song non è mai elementare anzi complessa. Varie e arzigogolate, anche, le dissonanze; mentre i continui cambi di tempo conducono a un ritmo scalpitante, mai lineare. Pertanto, “Subjects” – i cui temi evidenziano la schiavitù psicologica cui è sottoposto ogni singolo individuo da parte dei poteri forti della Società – pur restando un album dalla forza diretta come un pugno in faccia (i breakdown di “By My Horny Hands”…), presenta così tante sfaccettature da esigere un approfondimento non comune. Solo dopo molti ascolti, difatti, si riesce a dipanare la spessa matassa di note, accordi e sequenze musicali che, come un’inestricabile ragnatela, avvolge strettamente il lavoro.

L’indole del combo di Pistoia, allora, a poco a poco emerge dalla marea di suoni che lambiscono ogni anfratto del platter, condotta per mano dall’elemento di cucitura rappresentato dalla voce di Alessio Bruni. Una voce aspra, agra, dura e riottosa, venata da un growl abbastanza soffuso ma assai penetrante. A parte alcuni passaggi alternativi come in “Corrosive Whisper” e “Jab Of Hatred”, che ricordano vagamente il compianto Adam Yauch dei Beastie Boys, Bruni preferisce mantenere la sua interpretazione piuttosto omogenea; dando così al sound complessivo quella quadratura del cerchio che, altrimenti, difficilmente si sarebbe avuta. Come si può percepire benissimo in “The Law Is Not Equal For All”, song davvero arzigogolata che, senza un punto di riferimento come il vocalist, avrebbe rischiato seriamente di essere – perlomeno per i più – un guazzabuglio di note senza capo né coda. Appare più efficace, allora, un brano come la title-track: un po’ meno lambiccato, parimenti massiccio e cattivo come gli altri ma più indirizzato verso l’introspezione e l’analisi soggettiva grazie a un mood tetro e oscuro. Che, peraltro, non muta durante lo svolgersi dei pezzi sino a trovare la massima espressione nel capitolo finale “‘Till The End”, dark ambient dai toni decisamente noir.
 
A questo punto è chiaro che “Subjects” non è un CD per tutti, ma solo per gli appassionati del genere. La sua qualità complessiva e il suo carattere, tuttavia, possono attirare verso i Bleed Someone Dry coloro che, dal metal estremo, vogliono qualcosa di simile – come raffinatezza – al technical death metal ma, allo stesso tempo, qualcosa di artisticamente diverso.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Bleed 1:13     
2. As Broken Shards 2:32     
3. Subjects 4:10     
4. Corrosive Whisper 4:55     
5. Wide Open Jaws 3:58     
6. Jab Of Hatred 4:59     
7. By My Horny Hands 4:42     
8. The Law Is Not Equal For All 4:17     
9. ‘Till The End 3:19
    
Durata 34 min.

Formazione:
Alessio Bruni – Voce
Jonathan Mazzeo – Chitarra
Marco Ferro – Chitarra
Mattia Baldanzi – Basso
Alfeo Ginetti – Batteria

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