Recensione: Subliminal Genocide
Paura, solitudine, disperazione sono tutte sensazioni che fanno inevitabilmente parte della nostra vita; sconforto, tristezza, rabbia sono elementi che per forza di cose siamo e saremo costretti ad affrontare. Da sempre quindi l’uomo sente il bisogno di esternare questi sentimenti attraverso le sue opere riversandole all’esterno; i motivi possono essere innumerevoli: dalla sterile autocommiserazione, alla presa di coscienza che da nuova forza. Fra i tanti che hanno sentito e sentono tutt’ ora il bisogno di rappresentare in musica determinate sensazioni, Xasthur riesce a distinguersi grazie alle sue sorprendenti capacità espressive e di riproposizione in musica delle atmosfere più nere: Subliminal Genocide ne è l’ennesima dimostrazione.
Il disco si apre, dopo la consueta intro, con The Prison Of Mirrors e subito ci si rende conto di stare ascoltando qualcosa di davvero ben riuscito: un brano sofferto, lunghissimo, un susseguirsi di ruvidi riff e arpeggi dal malinconico andamento arricchiti di melodie velate a opera degli ottimi synth di sottofondo. La prova vocale è ruvida e agghiacciante come sempre, Malefic non concede nulla all’ascoltatore investendolo con una carica d’odio senza respiro; esemplare la terza traccia in cui il cantato è un roco lamento di dolore senza fine che non può non procurare più di un brivido. Molto spazio viene comunque lasciato ai soli strumenti, in grado di costruire trame molto interessanti, profondamente distorte e ossessive senza essere noiose; pregio non da poco vista anche la densità di spunti presenti nel disco. Perverse melodie che si insinuano nella nostra mente quasi senza accorgercene, questo grazie anche a un uso molto funzionale e non puramente decorativo dei synth; i quali, non solo riescono a riempire il sound, ma arrivano a creare delle vere e proprie melodie aggiuntive (l’inizio della già citata terza traccia Beauty Is Only Razor Deep, la settima Victim Of Your Dreams o la strumentale Through A Trance Of Despondency). Al contrario però, sono forse proprio le brevi tracce strumentali, disseminate lungo la track list, a rappresentare il lato più debole dell’album dando la sensazione di non avere uno scopo ben definito (se non quello di far rifiatare un po’ l’ascoltatore): probabilmente inserendole in un contesto più ampio e articolato si sarebbe potuto evitare anche questo problema. Da sottolineare senza dubbio i nove minuti della sesta traccia e la durissima title track, brani questi in cui Malefic può dare sfogo ai suoi (o ai nostri?) incubi per mezzo di arpeggi malsani, riff maestosi e a una grande capacità di tenere alta l’attenzione riuscendo a inserire diverse variazioni all’interno dei brano, pur senza privarlo della la sua ossessiva staticità che non è mai noia o ripetitività. Così che anche i momenti più ipnotici risultino ricchi di sfumature da cogliere e da recepire.
Penso sia innegabile affermare che nel corso degli anni le numerose uscite dell’artista americano abbiano cominciato a mostrare il fianco: un po’ perché l’ambito in cui opera non consente, per sua natura, eccessivi stravolgimenti; un po’ per la sua (eccessiva?) prolificità. Ecco che invece con questo nuovo disco si ha ancora la sensazione di avere in mano un lavoro in cui le idee sono di nuovo ben distribuite. I tipici elementi che da sempre costituiscono la proposta musicale di Xasthur sono tutti sempre presenti e chi non era interessato alle precedenti uscite dubito potrà ricredersi ora, quello che invece non può non colpire è una ritrovata capacità di gestire i brani facendoli risultare maggiormente freschi, incisivi e meglio focalizzati.
La produzione è perfettamente funzionale alla proposta musicale ed è finalmente all’altezza della situazione: se in alcuni dei precedenti lavori dell’americano il suono a tratti rappresentava un vero e proprio ostacolo all’ascolto, a causa di una produzione praticamente inesistente che non rendeva giustizia al prodotto finale, questa volta il tutto sembra bilanciato in modo decisamente migliore. La voce non è nascosta sotto il muro di chitarre, i volumi sono ben calibrati e il tutto sembra più organico permettendo così di valorizzare al meglio le undici tracce dell’album. Questo, naturalmente, senza snaturare in alcun modo il sound dell’album rendendolo troppo pulito o finto ma permettendo altresì che quella fastidiosa sensazione di cacofonia, a tratti avvertibile in passato, sparisca del tutto. L’uscita tramite HydraHead e le recenti collaborazioni con i Sunn O))) possono inoltre dare adito a possibili ipotesi sul futuro artistico di Malefic: che quest’ album sia un riuscitissimo sunto di quanto Xasthur abbia da dire in campo strettamente Black Metal, prima di esplorare nuove possibili contaminazioni? Staremo a vedere, il prossimo album già programmato per il 2007 darà sicuramente delle chiare indicazioni a riguardo.
C’è chi amerà e chi odierà Subliminal Genocide con la stessa intensità e non ci sarebbe da biasimare nessuna delle due categorie: quando la musica dipende così tanto dalle emozioni che riesce a dare e da come noi siamo in grado di recepirle, elaborarle, assimilarle diventa normale suscitare pareri contrastanti. Non pensate quindi di potervi avvicinare a un disco del genere in modo passivo o distratto: certa musica arriva al proprio scopo solo quando diventa parte integrante di noi stessi e per farlo servono non poche doti. Non pensate neppure che tutta la musica che sentite, tutte le urla che percepite appartengano a un mondo che non è il vostro; sarebbe un errore pensare che in fondo, una volta finito il disco, potrete tornare alla vostra normalità:
“You may think I’m writing about my own misery, but I’m really writing about yours. For the most part, my lyrics are about your vulnerability, your self-hate, and your self-destruction.”
Malefic, Settembre 2006
Paolo -BlackDream- Borella
Tracklist:
01. Disharmonic Convergence
02. The Prison Of Mirrors
03. Beauty Is Only Razor Deep
04. Trauma Will Always Linger
05. Pyramid Of Skulls
06. Arcane And Misanthropic Projection
07. Victim Of Your Dreams
08. Through A Trance Of Despondency
09. Loss And Inner Distortion
10. Subliminal Genocide
11. Malice Hidden In Surrealism