Recensione: Submit Or Death

Di Andrea Bacigalupo - 26 Giugno 2024 - 8:30
Just One Fix
Band: Just One Fix
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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70

Se si vuole ascoltare del buon Thrash Metal senza ricorrere ai soliti noti, i neozelandesi Just One Fix (dal titolo di un pezzo dei Ministry del 1992) sono la band giusta.

Appartenente al nuovo corso, quello messo in piedi tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio, ha scorrazzato per l’Oceania tra il 1998 ed il 2017, producendo tre album: ‘The Price of $ellvation’, del 2007, ‘Blood Horizon’, del 2010, e ‘Let Them Hate … As Long as They Fear’, del 2014.

Poi, in questi ultimi dieci anni, è stata ferma ai box.

Ora ritorna con un EP di 5 tracce + intro, dal titolo ‘Submit Or Death’, disponibile dal 10 maggio 2024, per ora solo nel formato digitale.

A livello di formazione, è quasi uguale a quella degli esordi: ci sono sempre Riccardo Ball alla voce e Sharne Scarborough alla chitarra, ritorna Ant “Stuntcock” Ward al basso, che aveva suonato nel primo album per poi lasciare, ed assistiamo al nuovo ingresso di Ross Curtain (Silent Torture, ex- Helgorithms ed ex- Enoch) alla batteria.

Il loro è un Thrash Metal Old School di derivazione Bay Area, niente di più, niente di meno, suonato molto bene, con gran tecnica strumentale e voce roboante, un po’ anonima a dire il vero, ma efficacemente aggressiva e cattiva.

Le influenze sono parecchio marcate: dalle scure melodie dei Metallica ai riff assassini degli Slayer, dagli assalti di Exodus e Testament alla prepotenza degli Anthrax. I Just One Fix non ne dimenticano nemmeno uno, l’EP è tutto un mischione di quanto fatto dalle band statunitensi delle origini, però fatto bene e, soprattutto, ben prodotto, con suoni puliti ma non in maniera eccessiva e senza troppe stratificazioni od uso di effetti. Solo qualche tastiera riempitiva qua e là, ma che ci vogliamo fare … pazienza!

Di fatto, che poi è quello che conta, le canzoni sono valide e si ascoltano volentieri. Si scopre un po’ l’acqua calda ma, come detto all’inizio, questo ‘Submit Or Death’ è una buona alternativa agli album che si ascoltano quando il proprio animo vuole stare sul “conservativo”.

Mezz’oretta di sana aggressione sonora da parte di questi quattro Kiwi incazzati come pochi, ma anche attenti nell’esporre la propria tecnica certosina e sofisticata, con spartiti ricchi e completi (eccetto ‘Gods And Devils’, che ha un finale rallentato che non la porta a conclusione).

Pezzi migliori gli ultimi tre: la durissima ‘Thorns’, con una atmosfera addirittura funkeggiante, verso la fine, creata dal gioco di basso/assolo/batteria, la selvatica ‘Your Own God’ e l’esplosiva ‘Hades Rising’, con i suoi cori prepotenti e sovversivi.

Concludendo, ‘Submit Or Death’ non è niente di nuovo o di eccezionale, ma è comunque un prodotto fatto con una qual certa classe e parecchia dedizione e che merita attenzione. Quello dei Just One Fix è un bel ritorno che speriamo prosegua. Aspettiamo il prossimo lavoro con parecchia curiosità.

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