Recensione: Suffering Winds

Di Matteo Bovio - 10 Luglio 2004 - 0:00
Suffering Winds
Band: Solekahn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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50

Artwork insolito (per il genere) ma gradevole, formazione a 3 che prevede che bassista e cantante / chitarrista si trovino alle prese anche con le tastiere (che in realtà appariranno solo in intro e outro…); qualcosa in questo Ep, passato tra le mie mani inaspettatamente, mi incuriosiva, mi attirava. Ma fin dal primo ascolto queste sensazioni hanno lasciato spazio a una crescente delusione.

Lo slancio iniziale con cui ho accolto la proposta si è smorzato sin da “Visages“, prima traccia dopo l’intro. Degli stop’n’go assolutamente mal riusciti bloccano l’impatto che il Death / Brutal proposto vorrebbe suggerire. Anche il riffing non è di grande aiuto, e a peggiorare la situazione ci si mette il suono di chitarra, troppo fragile per costruire quell’ideale muro sonoro che era lecito aspettarsi. Fortunatamente arriva una “Senses Labyrinth” a risollevare il morale: forse l’episodio meglio riuscito sia come esecuzione che come idea. Non stona nemmeno la successiva “Profaned Nights“, in grado di ricreare atmosfere vicine ai Nile: ma la traccia si spegne in un minuto e mezzo, lasciandomi quasi imbestialito per questa scelta. Quella che poteva essere un’ottima canzone viene sprecata e rovinata in quello che definirei a malapena un buon intermezzo.

Passano poi con “In Dementia” ad atmosfere al limite del Black, con chitarre e sezione ritmica che sembrano inizialmente voler imitare i primi Thy Serpent… La canzone passa poi attraverso un paio di cambiamenti di per sè buoni, ma completamente slegati, quasi facenti parte di tracce differenti.
Con “Arena” viene ritentata la via di “Profaned Nights“, ma la vena creativa sembra più arida, e la canzone dimostra lo stesso problema della precedente. Nonostante tutto considero questa traccia conclusiva un altro discreto episodio, ma insufficiente a risollevare le sorti del Cd.

Tirando le somme questo Suffering Winds si riproponeva di unire ad un Death molto estremo alcune atmosfere tipicamente Black. L’intento è buono, le fonti d’ispirazione sono chiare, ma c’è ancora troppa immaturità compositiva per puntare così in alto. Buonissima la prestazione alla voce di Khaos, un po’ da rivedere quella alla chitarra; discreto Cedric alla batteria. L’idea di fondo non è assolutamente malvagia, e posso ammettere tranquillamente che i Solekahn hanno messo in campo degli sprazzi non indifferenti di ottima musica. Ma preso nella totalità l’album è decisamente da rivedere. Non resta che sperare nel futuro.
Matteo Bovio

Tracklist
01. A Narrow Passage (intro)
02. Visages
03. Senses Labyrinth
04. Profaned Nights
05. Entangled
06. In Dementia
07. Arena
08. Beyond The Pasts (outro)

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