Recensione: Suitcase Man

Di Stefano Ricetti - 6 Aprile 2025 - 7:30

Enio Nicolini, uomo dal passato ingombrante (Unreal Terror, The Black) e a tutti gli effetti colonna del metallo italico, per dedizione e fede incrollabile, giunge con il nuovo Suitcase Man alla chiusura del cerchio Otron iniziato nel 2019 con Cyberstorm. Nel 2022 vide la luce Hellish Mechanism. Tre dischi fuori dalle regole schematizzate dell’Acciaio, basti sapere che in nessuno è presente la chitarra. Un tris coraggioso, dal momento che l’appassionato tipico dell’HM non gradisce particolarmente – eufemismo – variazioni alla formula consolidata. Un progetto per il quale Nicolini aveva messo abbondantemente in conto di prendersi qualche vaffa, più o meno sussurrato, da parte degli integralisti più incalliti, quelli che lo vedranno per sempre come il bassista di Marius Donati (Mario “The Black” Di Donato) nei The Black dal 1991 al 2017 nonché leader e bassista degli Unreal Terror. Due band che, sebbene abbiano fatto – gli UT sono ancora vivi e vegeti, comunque, per la cronaca… – generi differenti, ossia Doom e heavy metal classico, si incanalavano perfettamente nella tradizione più ortodossa dell’Acciaio.

Suitcase Man esce su Cd per Hellbones Records e si accompagna a un libretto di sedici pagine con tutti i testi e una foto della band nelle due centrali, copertina realizzata da Rocco Patella. La formazione schiera Enio Nicolini al basso e alla batteria programmata, Maurizio Bidoli dei Fingernails alla voce, Gianluca Arcuri ai Synth e Luca Nicolucci alla batteria programmata.

Il disco si compone di dieci pezzi per trentotto minuti di ascolto. L’apertura è ad appannaggio della title track che nella prima parte si avvale della preziosa presenza di Luciano Palermi, il cantante degli Unreal Terror che poi, sul finire del brano, passa il testimone a Maurizio Bidoli, che non lo mollerà sino alla fine. Ed è proprio il frontman dei Fingernails a fornire quel gradiente di metallo del quale assolutamente abbisognava il disegno legato a Otron. Bidoli, con la sua ugola passata sotto la carta vetrata caratterizza indelebilmente, senza se e senza ma, tutte le canzoni seguenti, a partire da “Inside Voices”. Inutile sottolineare che il basso di Nicolini detti legge all’interno della maggioranza dei pezzi, che si assestano su di una sorta di heavy rock sperimentale con afflati Space, quindi lontano dalle tipiche cavalcate, ove Bidoli in più di un’occasione recita, sebbene nella sua consueta modalità acida. Un lavoro che per essere apprezzato richiede più e più passate nonché la dovuta predisposizione atta ad accettare un prodotto fuori dagli schemi preordinati sebbene, va doverosamente sottolineato, dalle radici profondamente pure.

La saga Otron prevede, nel prossimo futuro, un’uscita in cofanetto comprensiva dei tre album in edizione limitata.

Dopo quest’ultimo passaggio griffato Otron, Enio, ci attendiamo però un bell’album di heavy metal massiccio e diretto da parte degli Unreal Terror, ok?

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti      

 

 

 

 

 

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